Il supercomputer di Lenovo e Cineca omaggia il genio italiano
e rilancia lo sviluppo tecnologico e scientifico italiano

Fuga di cervelli, poco (o nullo) investimento in ricerca e formazione, altrettanta misera visione del futuro. Quante volte ne abbiamo letto sui giornali, o sul web, o sentito parlarne in tv o alla radio?

Tante, forse troppe. E non perché l’argomento dello sviluppo scientifico e tecnologico italiano ci abbia stufato, quanto perché se si continua a discuterne vuol dire che il problema non è risolto.

Spiragli di luce

 

Tuttavia, quando in un cielo denso di nuvole si aprono spiragli di luce l’umore collettivo migliora. E anche il più piccolo segnale di miglioramento viene visto come un anticipo del bel tempo che verrà.

È dunque un felice squarcio di luce la storia che stiamo per raccontare, e che vede protagonisti Lenovo e Cineca: i primi, come i leader mondiali nel mercato dei Personal Computer; i secondi, come colonna portante per il lavoro della comunità scientifica italiana.

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Il supercomputer Marconi

Un fulmine di nome Marconi

Cineca è infatti il Consorzio Interuniversitario di calcolo che, dal 1969 supporta le attività di ricerca per mezzo del supercalcolo e delle sue applicazioni. Vi fanno parte 70 università italiane, 5 enti di ricerca e il Miur. Oggi è anche partner di Lenovo nella realizzazione di uno strumento dal nome necessariamente evocativo: Marconi.

Si tratta di un supercomputer dalla potenza di calcolo impressionante. Per capirci, un processore a 2,5GHz (quello di un pc di ordinaria potenza) riesce a eseguire 10 miliardi di Flops (Floating Point Operations Per Second); Marconi arriverà, a regime, a eseguirne 60 milioni di miliardi nello stesso, minimo arco di tempo.
Questo autentico missile è, dicevamo, frutto dell’interazione tra Lenovo, Intel e Cineca. Questi ultimi lo hanno co-disegnato con i primi, che hanno contribuito con la propria piattaforma NeXtScale, sulla quale il calcolatore è costruito. Intel vi ha messo i processori Xeon.

150325_lenovo-447Un programma ambizioso

Marconi è il figlio di un piano di sviluppo dell’infrastruttura di supercalcolo italiana a supporto della ricerca, deliberata dagli organi di governo del Cineca, e di cui rappresenta la prima fase. Il piano complessivo prevede un investimento di 50 milioni di Euro in due fasi.

La prima vuole mettere a disposizione della comunità scientifica una potenza di calcolo pari a circa 20 Pflop/s (20 milioni di miliardi al secondo) e una capacità di memorizzazione dati di oltre 20 PetaByte; la messa in produzione, avviata lo scorso aprile, si completerà a luglio del 2017. Quindi, nel corso del 2019, prenderà il via la seconda fase, con l’obiettivo di incrementare la potenza disponibile fino a raggiungere i 50/60 Pflop/s (la quantità di calcolo di cui abbiamo detto prima) entro il 2020.

A dar vita al progetto è stato un bando europeo, la cui procedura di selezione è terminata nel dicembre del 2015, con l’assegnazione dell’incarico, appunto, a Lenovo.

Cosa farà Marconi?

Se potessimo rispondere nel modo più semplice, diremmo che Marconi aiuterà lo sviluppo delle Smart City. Come abbiamo avuto modo di approfondire su Futura, lo sviluppo delle tecnologie che renderanno più facile l’interazione con i servizi per i cittadini passa dall’analisi dei big data. Affinché questa analisi sia la più precisa ed efficace possibile, è necessaria una potenza di calcolo decisamente alta.

«Mettendo a disposizione i più potenti sistemi di supercalcolo consentiremo ai ricercatori di affrontare le grandi sfide scientifiche e socioeconomiche del nostro tempo, dalla medicina di precisione al cambiamento climatico, dalla fisica fondamentale ai nuovi materiali», ha dichiarato Sanzio Bassini, direttore del Dipartimento Supercalcolo e Innovazione del Cineca, che ha poi aggiunto: «Supercalcolo e Big Data analitycs sono strumenti indispensabili per la scienza computazionale e data driven della ricerca nazionale e internazionale».

Un cervellone dall’anima verde

La realizzazione di Marconi sarà, come anticipato, a sviluppo progressivo da qui al 2020. Ciò consentirà di avere a disposizione uno strumento potentissimo senza impattare con altrettanta potenza sull’ambiente.

La tecnologia dei microprocessori sarà utilizzata infatti allo stato dell’arte. Uno dei parametri del progetto concepito dallo staff del Cineca, infatti, è di incrementare progressivamente la potenza computazionale fino ai citati 50/60 Pflop/s senza superare, in nessuna delle fasi di realizzazione, il limite di 3 MWatt di assorbimento elettrico.

«Siamo pronti a fare tutti i passi necessari per garantire la migliore prestazione computazionale ed energetica possibile dell’architettura che sarà realizzata in Cineca, a vantaggio della vasta comunità che se ne servirà» ha detto, concludendo, Marco Briscolini, responsabile del segmento High Performance Computing in DCG, Lenovo Italia.

50 milioni di miliardi di operazioni al secondo: riesci a immaginarle?

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