Incontro con Roberto Scanagatti

Monzese, 62 anni, sindaco di Monza dal 2012 (eletto dopo aver vinto le primarie locali del Pd), presidente di Anci Lombardia.

Roberto Scanagatti è uno degli amministratori pubblici più attento allo sviluppo delle Smart City: ne osserva il futuro, ma soprattutto il presente.

Ne identifica i problemi, e le grosse opportunità.

Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio a Palazzo Civico, dove l’architettura richiama il passato e le gloriose forme del Rinascimento.

Lui, guardando avanti, ci ha parlato di cosa vuol dire governare «in digitale», di come Monza sarà una città pilota nell’insegnare la Smart City, e quel che va fatto per renderle vere realtà.

Smart City? Eh, se ne parla da tanto tempo…

scanagatti…ma in concreto si fa fatica a capire bene cosa sia. Bisogna andare al di là di dei singoli temi, tipo il telelavoro, o delle singole applicazioni che poi, a ben vedere, non rivelano aspetti così innovativi. Dobbiamo, insomma, tradurre in pratica questioni e problemi che rischiano di rimanere appesi all’albero della teoria.

Parola chiave: omogeneità

Se due uffici non accedono agli stessi dati, i pali della luce intelligenti non servono a nulla

Monza è stata scelta come insegnante di tecnologia: è partner della Presidenza del Consiglio dei Ministri e insieme al Politecnico di Milano aiuterà i Comuni della Brianza nel processo di innovazione digitale. Come avete ottenuto questo risultato?

Per capire bene la situazione dobbiamo inquadrarla in uno scenario istituzionale segnato da due elementi: la riforma costituzionale, che prevede le cosiddette Aree Vaste al posto delle Province; la legge Delrio (56/2014), che parte dal superamento delle Province stesse e stabilisce come l’attività dei comuni debba essere improntata alla collaborazione. In altre parole, si sostituisce il concetto dell’obbligatorietà delle gestioni associate e si passa a una fase in cui l’Area Vasta collabora con i Comuni, e anche non piccoli. Quel che può fare un capoluogo come Monza è facilitare l’adozione di buone pratiche che il singolo Comune potrebbe svolgere con difficoltà.

Monza l’ha fatto, a quanto pare…

Noi abbiamo portato avanti un tema: il Comune digitale. Abbiamo una struttura tecnica interna dotata di competenze, e sul piano dell’infrastruttura siamo tra i pochi comuni con banda ultralarga. Insomma, abbiamo la capacità di mettere a frutto esperienze per avviare progetti. Un esempio è la cartella sociale digitale, frutto di un protocollo di intesa tra Ancitel, Lombardia Informatica, Regione Lombardia e Anci Lombardia per dare ai cittadini la possibilità di accedere a dati e piattaforme gestite dalla stessa Regione. Abbiamo chiesto a una serie di Comune: ci state? Forti delle nostre competenze, abbiamo proposto loro una crescita sul piano dei servizi da garantire, e quindi un salto di qualità.

 

Lo staff Futura durante l'intervista con il sindaco
Lo staff Futura durante l’intervista con il sindaco

 

Perché questo salto è possibile solo ora?

Perché in passato scontavamo un grosso limite: l’assenza di omogeneità dei prodotti e delle modalità di approccio ai sistemi informativi. Ciascun Comune opera in un modo diverso da un altro, e anche all’interno dello stesso Comune può accadere che l’anagrafe ragioni in un modo, e il bilancio in un altro. L’urgenza c’è, e riguarda l’omogeneità dei dati affinché possano essere usati da più soggetti.

Le città aderenti all’Osservatorio Smart City dell’ANCI sono 63; i comuni italiani sono più di 8000. Questo rapporto deve preoccuparci?

Sì, e non poco. Le aderenti 63 non sono soltanto città con una storia e una cultura di innovazione, ma magari hanno avuto la fortuna di trovare qualcuno che si è interessato a certi problemi e ci si è impegnato. Quanto alla Brianza e ai 55 Comuni di cui dicevamo, sono convinto che tutti potrebbero aderire; e se non l’hanno fatto, significa che hanno avuto difficoltà di approccio alla questione. Il problema è di coordinamento: in prospettiva, e torno a quanto già detto, la costituzione delle Aree Vaste può aiutarci, poiché consente a un soggetto istituzionale, non necessariamente grande, di diventare il centro che individua le tematiche da affrontare e le soluzioni.

Un piano del Miur per la ricerca industriale e le Smart City prevede un investimento di 1,66 miliardi di euro, di cui 60 milioni da spendere entro la fine dell’anno, reperiti tra fondi Ue e confinanziamento. Come giudica questo impegno: è positivo o si poteva fare di più?

L’impegno del Miur è sicuramente positivo. Attenzione, però: o si finanziano progetti concreti, o sono sono soldi spesi male. Torno all’esempio della cartella sociale. Complice la crisi, la domanda dei servizi sociali è cresciuta in modo esponenziale. Ecco perché devi per forza essere sicuro che, se eroghi un contributo a una persona, quei soldi raggiungano il loro scopo. Ma noi adesso non siamo in grado di sapere quella stessa persona riceva altri sussidi. Più banalmente, quando si fa un Isee non abbiamo strumento per verificare che corrisponda al vero. Se però avessimo accesso a una banca dati per verificare che, magari il soggetto ha immatricolato un’auto da 3000 di cilindrata, a nome suo o dei famigliari, potremmo dare un senso alle cose. Uno strumento così non deve essere visto asetticamente, ma come creatore di equità sociale e come liberatore di risorse da impiegare meglio di come si sia fatto finora. Quindi, se le risorse del Miur sono impiegate così, è ok; se invece le si usa per mettere una telecamera sul palo luce, ripeto, può essere utile ma non ne colgo la logica di sistema.

Le avrei chiesto di parlarmi di un progetto che le sta a cuore, e mi pare di capire che sia la cartella sociale…

Decisamente: mette insieme l’anagrafe, i servizi sociali, il territorio, la polizia locale. Non sembra, ma è tanto. Lo sforzo che stiamo facendo è mettere al centro i processi. La Pubblica Amministrazione tende a essere autoreferenziale: ciascuno fa il proprio compito, ma poi il collegamento tra un ambito e l’altro è difficile. Non esiste in questo campo la figura del project manager, ed è francamente assurdo. Dobbiamo invece ribaltare lo sguardo, guardare al cittadino e quindi attivare processi che diano risultati. Vorrei citare, nel nostro caso, il sistema di contabilità adottato quest’anno: prima ragionavi per competenza, ora per cassa. Ciò ti obbliga a fare programmazione, a non mettere a bilancio il costo presunto dell’opera ma quello che davvero spenderai durante l’anno per realizzarla. Si tratta insomma avere sistemi che mi orientino nelle scelte, tenendo insieme i dati in un cruscotto di valutazione sintetico. Non sto chiedendo più regole, non amo l’eccesso di legiferazione. Chiedo solo di avere strumenti validi per governare. Altro esempio: la fattura elettronica. Bene, ha ha gettato nel panico tutti, anche le aziende private, ed è stato uno dei motivo per i quali molti Comuni non sono riusciti ad approvare i bilanci entro la fine di aprile. Sono favorevole all’introduzione dello strumento più facile, ma anche è importante trovare interlocutori capaci di recepire la novità.

L’Italia è pronta per le Smart City?

Le faccio un ennesimo esempio, mi piacciono. Oggi si può entrare nel nostro sistema e avere informazioni sui dati catastali, senza dover venire in Comune. Però è ancora lontano il giorno in cui viene da noi e non trova l’impiegato all’ufficio, perché si farà tutti in rete. La verità è che molte persone non sono pronte a una digitalizzazione completa, ma è altrettanto vero che se dai loro l’opportunità di misurarsi con le tecnologie, poi i risultati arrivano. E nemmeno è vero che il problema siano gli anziani: ci sono pensionati espertissimi, veri smanettoni. Ma al di là degli scherzi, il digital divide l’abbiamo nella struttura quando non riusciamo a creare una relazione dinamica. Quando ci riusciamo, le persone mostrano voglia di recepire e di aggiornarsi. Forse solo in un caso avremo sempre code agli uffici.

Quale?

Le cartelle esattoriali. In quel campo, c’è sempre bisogno di una persona dell’ufficio tributi con la quale – come dire? – esprimere il proprio dissenso.

 

E tu, ti senti pronto per la Smart City?

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