Tutto ha avuto inizio con la building automation, nata negli anni 70 per semplificare la gestione degli accessi. Da lì, l’attenzione si è spostata verso il dispendio energetico, con il controllo ad esempio degli impianti di riscaldamento e raffreddamento. 

I primi a evolversi e a diventare veramente interamente smart sono stati gli uffici

Ora, complice anche il maggior tempo trascorso in casa con l’avvento della pandemia e il rapido sviluppo tecnologico sempre più alla portata di tutti, possiamo dirci ufficialmente all’inizio dell’era delle smart home

La veloce espansione delle smart home 

Il numero di vere smart home sul totale delle abitazioni è ancora decisamente basso. Tuttavia, le potenzialità sono enormi e il numero di edifici smart potrebbe moltiplicarsi in pochissimo tempo. 

Basti pensare che ogni nuovo elettrodomestico acquistato potrebbe già essere inserito in una smart home. 

Le interfacce sempre più intuitive e facili da utilizzare sono il vero volano del cambiamento. Non servono più persone altamente qualificate per gestire e modificare le regole che governano tutto ciò che viene collegato all’interno di una casa. 

Non serve più nemmeno personale specificatamente formato per l’installazione. 

L’uso dell’intelligenza artificiale, unita oggi agli assistenti vocali, rende la gestione della smart home alla portata di (quasi) tutti. 

Le nuove tecnologie 

Inizialmente i dispositivi presenti nella casa erano collegati tramite fili, spesso sfruttando la presenza del normale impianto elettrico, e dialogavano tra loro tramite protocolli standard. Questo rendeva possibile l’adozione delle automazioni solo alle case interamente ristrutturate o di nuova costruzione e, al contempo, causava una veloce obsolescenza all’intero impianto. 

Oggi invece si sfruttano tecnologie wireless, primo tra tutti il wi-fi, ma anche soluzioni a minor dispendio energetico come il Bluetooth. Le reti mesh permettono l’applicazione della tecnologia wireless anche a superfici molto estese. 

La presenza di un hub centrale in grado di dialogare con diverse tecnologie ha sia dato l’avvio a una frammentazione del mercato, moltiplicando offerta e disponibilità, che permesso una velocità nella sostituzione dei singoli elementi e una facilità nell’introdurne di nuovi. 

I potenziali pericoli 

Le tecnologie che guidano e caratterizzano l’adozione della smart home prevedono l’uso di internet per il controllo che l’utente ha sulla sua casa. Non solo: gli assistenti vocali, ora vero cuore della smart home, risiedono nel cloud

I principali pericoli riguardano la privacy e la sicurezza, non solo dei dati informatici, ma anche fisica. 

Dati, preferenze, spostamenti e abitudini degli utenti viaggiano nella rete. 

Escludere il cloud e internet dalla gestione della propria smart home significherebbe sostanzialmente precludersi l’opportunità di governarla anche quando si è fuori casa. 

Ovviamente i fornitori dei servizi si prodigano per applicare i più stringenti protocolli in materia di sicurezza dei dati, ma un furto resta purtroppo sempre possibile. 

Per quanto riguarda la sicurezza fisica, invece, ci riferiamo ad esempio agli impianti di allarme. 

Anch’essi vengono controllati da remoto e le informazioni sulle assenze dei proprietari di casa viaggiano in rete. Accedere all’impianto di allarme e sapere quando la casa è vuota ha conseguenze facilmente immaginabili. 

Un altro problema per la sicurezza fisica riguarda ad esempio la presenza di minori e le possibilità che avrebbero nel gestire le regole della casa. 

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