Per promuovere i data center e lo sviluppo in Italia è nata IDA (Italian Datacenter Association). Si tratta della associazione dei costruttori e operatori di Data Center, che riunisce tutti gli addetti ai lavori dell’ecosistema e si propone di “rappresentare e assicurare su scala nazionale la promozione dei Data Center come pilastro per l’economia digitale”, riporta la stessa associazione. In effetti, il peso specifico di queste infrastrutture è in aumento un po’ in tutto il mondo: un report della United States International Trade Commission del 2021 registrava più di 8mila data center in tutto il mondo, la maggior parte dei quali si trova in sei Paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Cina, Canada e Paesi Bassi. L’Italia è tra i Paesi con la più alta crescita in Europa in termini di datacenter, un incremento dovuto alle previsioni di apertura di nuove cloud region nel Paese.

La stessa IDA mette in rilievo le potenzialità economiche e occupazionali:

il settore ha la capacità di attrarre grandi investimenti diretti in infrastrutture connesse ai data center nei prossimi cinque anni, stimati in circa 2.800 milioni di euro entro il 2026 con un CAGR del 3.80%. Questi investimenti generano occupazione di qualità, stimata in 30-40mila posti di lavoro diretti e indiretti e un notevole contributo al PIL nazionale”.

Data centre: caratteristiche e loro evoluzione

ll data center oggi è un’infrastruttura imprescindibile per la digital transformation. Su di esso si basano strumenti sofisticati di elaborazione e analisi delle informazioni.

“L’infrastruttura si è spostata dai tradizionali server fisici on-premises alle reti virtuali in grado di supportare applicazioni e carichi di lavoro su più infrastrutture fisiche e in un ambiente multicloud”, specifica la stessa associazione degli operatori di data center in Italia, aggiungendo che allo stato attuale i dati si trovano e devono essere connessi su più data center, alla periferia e in cloud pubblici e privati. Il data center deve poter comunicare con più sedi, all’interno dell’azienda o nella “nuvola”.

Con l’aumento del consumo di servizi IT & Cloud, diventa necessario aumentare il numero di nodi e avvicinarli geograficamente agli utenti. IDA spiega a proposito che:

“Nonostante si stia assistendo a una rapida ondata di implementazione e di nuove costruzioni di datacenters di grandi dimensioni in Europa – specialmente in area FLAP (Frankfurt, London, Amsterdam, Paris), ciò non è sufficiente e risulta necessaria l’espansione in nuove aree geografiche che includono l’Europa meridionale in modo tale da efficientare l’esperienza del fruitore finale incrementando la rapidità di risposta tramite riduzione della latenza”.

In questo senso, l’Italia, con particolare attenzione a Milano, si sta muovendo per diventare uno degli hub digitali dell’Europa meridionale insieme a Madrid.

Il nostro Paese è strategico a livello geografico e conta su presupposti tecnologici di assoluto valore a proposito di data center e sviluppo: dispone, tra l’altro, di cavi sottomarini che raggiungono le nostre coste e permettono il collegamento tramite le infrastrutture del Mediterraneo con diversi continenti (Nord e Sud America, Africa, Medio Oriente…). Inoltre, lo sviluppo della fibra ottica installata in Italia contribuisce a ottimizzare la connettività.

Data center e sviluppo in Italia: gli obiettivi di IDA

Dati questi presupposti inerenti data center e sviluppo, è importante poter creare logiche di condivisione e di promozione comune di un settore in rapida crescita. Per questo è nata quest’anno IDA. L’associazione è originata dal sodalizio fra Microsoft, Equinix, Rai Way, Data4, STACK Infrastructure, Digital Realty, Vantage Data Centers e CBRE Data Centers, e – come detto – intende riunire tutti gli attori dell’ecosistema data center in Italia. Inoltre si propone “di mettere in campo tutti gli sforzi necessari per contribuire a fare dell’Italia la sede ideale, non solo a livello europeo ma anche a livello globale, dove rafforzare la presenza di data center”.

L’attenzione alla crescita infrastrutturale non è disgiunta dalla necessità di assicurare quanto più possibile che i datacenter possano essere pensati in ottica di sostenibilità.

A questo proposito lo scorso aprile IDA ha firmato il Climate Neutral Data Center Pact, un patto stilato per ridurre le emissioni di CO2 nel settore.

“Si tratta di un’iniziativa di autoregolamentazione che coinvolge più di un centinaio di realtà attive  in ambito Cloud e data center in Europa per rendere le loro attività carbon neutral entro il 2030, in anticipo di 20 anni sulla roadmap del Green Deal che si è dato come traguardo il 2050”.

Con l’adesione al Climate Neutral Data Center Pact l’associazione italiana dei costruttori di data center si è impegnata a sensibilizzare tutti i suoi associati e le aziende più rilevanti del settore in modo tale che si allineino a quanto stabilito nel patto.

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