Pare che ormai sia un dato di fatto conclamato e non lo si possa più nascondere. Infatti, è sotto gli occhi di tutti gli esperti e gli operatori del settore che l’universo delle criptovalute si stia trovando a dover fronteggiare un enorme problema, forse inizialmente sottovalutato: quello dell’eccessivo consumo di energia causato dal ‘mining’.
E non è che ci siano troppe alternative. O si lascia perdere definitivamente il discorso relativo alle monete digitali, oppure si deve riuscire a venire a capo di questa problematica il prima possibile, trovando una soluzione netta e definitiva.
Ed è chiaro anche che, chi ha già conosciuto i vantaggi in termini economici dell’operare con le criptovalute, non vuole di certo mollare la presa.
Nemmeno, Bram Cohen, ”padre” dei BitTorrent, che della criptovaluta può essere considerato uno dei massimi operatori e che propone, come possibile soluzione del problema dello spreco energetico, i Chia Coin. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.
Cosa sono i Chia Coin
Come accennavamo prima, si stanno cercando in tutti i modi alternative valide al Bitcoin in quanto si è rivelato deleterio dal punto di vista del consumo energetico.
Una creazione, in particolare, sta suscitando grande curiosità ed è quella dei Chia Coin, firmata, appunto, da Bram Cohen, già fondatore della piattaforma di file-sharing conosciuta con il nome di BitTorrent.
Si tratta di una criptovaluta rivoluzionaria considerata green per il suo ridotto rilascio di anidride carbonica all’effettuazione di ciascuna transazione (ridotto se confrontato ai circa 300 kg a transazione immessi nell’atmosfera dal Bitcoin). Ma proviamo a vedere cosa rende questo risparmio possibile.
La pratica che si adotta normalmente per produrre nuovi token viene definita mining (letteralmente tradotto, estrazione), un sistema alla base del quale ci sono problemi matematici estremamente complessi a cui è necessario dare la giusta soluzione – ne parliamo qui.
Per la sua attuazione, il mining ha bisogno dell’intervento di computer altamente specializzati che siano in grado di risolvere algoritmi complicati nel più breve tempo possibile.
La differenza tra Bit Coin e Chia Coin è che il primo utilizza un algoritmo denominato Proof-of-work, mentre il secondo lavora sulla base di Proof-of-Space/Time.
La Proof of Work è una sorta di dimostrazione crittografica in cui una parte (il dimostratore) dimostra ad altre (i verificatori) che è stata spesa per qualche motivo una certa quantità di sforzo computazionale.
La Proof of Space/Time sfrutta lo spazio di archiviazione che si trova sui sistemi dei miner allo scopo di archiviare più plot (collezione di numeri crittografici) possibili.
Tornando al discorso principale, diciamo quindi che Chia ribalta un po’ il concetto del mining trasformandolo in farming (che indica coltivazione).
Il primo consuma una gran quantità di risorse sia in elettricità che in termini di hardware – ne abbiamo parlato qui -, mentre il secondo non utilizza nè la GPU (scheda madre) nè la CPU (Processore principale), chiamando all’opera soltanto hard disk e SSD del computer.
Bram Cohen (e non è di certo il solo) è convinto dell’affidabilità di questo sistema di sua creazione e lo considera, inoltre, più sicuro ed ecosostenibile dei sistemi precedenti.
Come minare i Chia Coin
Per minare Chia occorre, innanzitutto, scaricare la Blockchain di Chia (si tratta del software necessario per effettuare le operazioni di mining e per ottenere il portafoglio, detto ‘wallet’).
L’intero processo successivo sfrutta la capacità di archiviazione del pc e parte dalla generazione delle cosiddette PLOT che sono, tanto per dirla semplice, dei files che occupano una certa quantità di spazio.
Una volta generate le PLOT occorre trasferirle sul computer da farming che deve possedere sia una consistente capacità di archiviazione che un’ottima connessione di rete.
L’obiettivo è quello di seminare con le PLOT quanto più spazio possibile degli hard disk e delle SSD con serie di numeri crittografati.
Una volta completata una collezione di questi numeri crittografati si ottiene quello che gli esperti chiamano appezzamento di terreno.
A questo punto il server che si occupa della verifica degli ‘appezzamenti’ (il TimeLord) premia il farmer concedendogli una nuova catena della blockchain. E così via.
Utilizzo di hard disk con grosse capacità
Visto che il farming di Chia si concretizza nel riempimento (con stringhe dati) dello spazio di archiviazione non utilizzato, è evidente che maggiore è lo spazio da sfruttare, più stringhe potranno essere stoccate.
Per questo motivo è in atto una escalation di acquisti di hard disk ad alta capienza (da 4 TB a 18 TB) già molto evidente in Cina, ma che si sta espandendo a dismisura anche nel resto del mondo.
Questa situazione ha messo in allarme tutti gli operatori del settore che temono una imminente carenza di pezzi da acquistare, il che potrebbe provocare difficoltà di approvvigionamento ed un poco sostenibile incremento dei prezzi.
Una cripto ”verde” che non consuma troppo
Come già più volte ribadito, Chia è una criptovaluta che ha, nel suo più ridotto consumo, la caratteristica che la differenzia di più da tutte le altre criptovalute in circolazione.
Gli esperti concordano su questo aspetto e considerano Chia realmente molto meno impattante sull’ambiente rispetto al sistema dei BitCoin.
Per farsi un’idea dell’impressionante consumo energetico dei Bit Coin vogliamo far riflettere sulla seguente situazione: per arrivare ai 300 kg di anidride carbonica (avevamo accennato prima a questo dato) consumati dai BitCoin ad ogni transazione, una normale carta di credito effettua, mediamente, 750.000 operazioni di pagamento.
Quindi, si spera fortemente che Chia, con il suo minor consumo energetico possa davvero essere la soluzione green a questo problema dalla soluzione ormai non più procrastinabile.
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