L’Intelligenza Artificiale, all’interno di programmi di innovazione e trasformazione, offre soluzioni per una nuova relazione con i clienti, per la riorganizzazione dei processi e dei ruoli e per ripensare la value proposition.
Tutti i clienti stanno cambiando esigenze e aspettative a una velocità nuova, l’evoluzione tecnologica è in accelerazione continua, le opportunità di business si aprono e si chiudono rapidamente.
L’arrivo della pandemia ha segnato un’accelerazione: nel mondo industrializzato le aziende, anche solo per preservare la salute dei dipendenti e rimanere operative, hanno introdotto il remote working, accelerato l’automazione di alcuni processi e iniziato a sperimentare il machine learning.
La corsa all’intelligenza artificiale è stata massiva e hanno inquadrato e approfondito il fenomeno il centro Human-Centered Artificial Intelligence dell’Università di Stanford e l’Agenda Digitale: quest’ultima individua nell’AI il futuro dei processi decisionali complessi, in molti ambiti.
In vista di una ripresa post-pandemica sostenibile, l’Intelligenza Artificiale si sta dimostrando uno strumento importante di innovazione dei prodotti e di sviluppo organizzativo interno.
“La pandemia ha contribuito ad abbattere molte delle barriere esistenti nel processo di digital transformation, inoltre i dirigenti sempre più spesso si affidano alla tecnologia per indirizzare le attività più strategiche”, ha affermato Mark Foster, Senior Vice President di IBM Services.
Ma quanto è diffusa oggi nelle aziende l’Intelligenza Artificiale?
Le differenze tra un Paese e l’altro sono evidenti: lo mostrano chiaramente i dati pubblicati da IBM nell’indagine “Global AI Adoption Index 2021”, al cui interno viene messo a confronto il tasso di adozione dell’Intelligenza Artificiale da parte delle imprese.
Più nel dettaglio, in questa indagine viene descritto che l’aumento dell’adozione di soluzioni AI è causata, oltre che dal perdurare della crisi Covid-19, dalle necessità del business e dall’aumento dell’accessibilità tecnologica.
Inoltre, si evince che le società più grandi hanno molta più probabilità di implementare l’AI nelle loro operazioni aziendali rispetto alle realtà più piccole: nel totale delle imprese ben il 34% non ha ancora implementato un progetto di Intelligenza Artificiale nei suoi processi.
La ricerca individua anche tre limiti principali nell’adozione dell’AI, rappresentati in primis dalla mancanza di conoscenza o di expertise nell’AI (39%), in seconda istanza dalla continua crescita nella complessità dei dati (32%) e infine dalla mancanza di tools e piattaforme per lo sviluppo di modelli AI (28%).
Per quanto riguarda le aziende italiane, una ricerca di Eurostat dell’aprile 2021 mostra come solo l’8% del totale delle imprese italiane utilizzi attivamente l’Intelligenza Artificiale.
Se oggi l’Intelligenza Artificiale è ancora poco presente nella maggior parte delle aziende italiane, perché non cogliere questo vantaggio?
Introdurre L’AI in azienda è una responsabilità del vertice
Il ritorno dell’investimento di questa innovazione non è automatico e da anni sappiamo che la trasformazione digitale è piena di ostacoli: si quantifica che circa il 70% dei progetti di digital transformation non raggiunge i propri obiettivi, con un grande dispendio di risorse, tempo ed energie.
Le ricerche condotte dall’MIT e da BCG (ottobre 2020) evidenziano che al momento solo una minima parte delle aziende hanno ritorni finanziari significativi dall’investimento in intelligenza artificiale: quelle che, intenzionalmente, trasformano i processi per facilitare l’apprendimento organizzativo con l’AI.
Solo le aziende il cui focus strategico è sull’organizational learning e non solo sul machine learning: quelle che non si limitano, quindi, a investire in tecnologia, ma creano le condizioni affinché umani e macchine possano imparare reciprocamente diventando più intelligenti, più rilevanti e più efficaci.
L’Intelligenza Artificiale consente di moltiplicare le risorse a cui attingere e anche di fare economie di scala, di scopo e di apprendimento: si può fare di più, si può fare altro, si apprende più velocemente, ma per sfruttare questo potenziale bisogna operare decisioni critiche su dove introdurla e quale tecnologia scegliere e, in modo ancora più determinante, bisogna ripensare l’organizzazione e il lavoro.
Introdurre AI in modo sostenibile necessita di business acumen, di capacità di visione strategica e competente: serve uno sguardo ampio e profondo che parta dal punto di osservazione del vertice aziendale.
L’Intelligenza Artificiale è una priorità per i vertici aziendali e non può essere delegata al reparto IT o Digital: consente di moltiplicare le risorse a cui attingere e anche di fare economie di scala, di scopo e di apprendimento.
Si può fare di più, si può fare altro, si apprende più velocemente, ma per sfruttare questo potenziale bisogna operare decisioni critiche su dove introdurla e quale tecnologia scegliere e, in modo ancora più determinante, bisogna ripensare l’organizzazione e il lavoro.
L’articolo è stato redatto in collaborazione con Laura Zanfrini, CEO di ZaLa Consulting
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