Via il dito, via lo sticker: a scattare ci pensa il drone
Immaginiamo la Smart City come un organismo vivente. Se dovessimo indovinarne la struttura interna – quella fatta di ossa, muscoli, tendini, vasi sanguigni – diremmo senza dubbio che si tratta della rete. In un organismo sano sarebbe veloce e continua, priva di interruzioni; una rete ideale per condividere contenuti. Anche leggeri, come un classico selfie.
Considerata la quantità di scatti condivisi ogni giorno sui social o trasmessi con i messaggi, il selfie è «il media» di questi tempi. Si sviluppano software capaci di trasformarlo – quasi – in un’opera d’arte (pensate a cosa consentono di fare i filtri su Instagram), si inventano strumenti per scattare in tutta comodità (il famigerato bastone). Ora ne arriva un altro, ed è sorprendente.
Volare!
Parliamo del drone ROAM-e, evoluzione del selfie-sticker. Lui vola, inquadra e scatta; voi dovete solo farvi riprendere. A essere filologi del settore, più che un’evoluzione del selfie segna quella dell’autoscatto. La differenza tra le due modalità sta tutta nello schiacciare il bottone: nella prima, lo fa chi si autoinquadra tenendo in mano il dispositivo; nel secondo, si programma il click e si corre a mettersi in posa, senza toccare lo la macchina fotografica o lo smartphone
Da questo punto di vista, ROAM-e evolve la seconda modalità. Ma per evitare di complicarsi la vita, teniamoci la parola «selfie».
Come funziona
Mostrami il volto, e ti dirò…. click!
Il drone si comanda da un’app, disponibile su per sistemi iOS e Android. Il funzionamento si basa su una tecnologia di riconoscimento facciale che consente all’obiettivo di essere sempre rivolto verso il vostro viso. La distanza dello scatto varia: la massima è di 25 metri, ma attivando la modalità Follow Me si può ridurla fino a 3 metri.
ROAM-e può anche girare video, fare una diretta streaming o scattare immagini panoramiche a 360 gradi. Monta una fotocamera il cui sensore e da 5MP, e l’autonomia di volo è di 20 minuti con una ricarica batteria di 2 ore.