Sono tantissimi coloro che usufruiscono del cloud storage. Basti pensare che entro il 2025 ci saranno oltre 100 zettabyte di dati archiviati in cloud, ovvero 100mila miliardi di gigabyte.

Privati, piccole e grandi imprese, enti pubblici: non c’è categoria che non abbia adottato Google Drive, Microsoft One Drive, AWS, iCloud, Dropbox per citare solo alcuni dei più comunemente usati, ma le possibilità e le soluzioni sono numerose.

L’importanza dell’archiviazione in cloud (pubblico o privato) è crescente, come evidenziano anche le analisi: Statista prevede che il valore del cloud storage passerà da 90,17 miliardi di dollari nel 2022 a 472,47 miliardi di dollari entro il 2030.

Come detto, pressoché nessuno intende rinunciare alla possibilità di sfruttare il cloud storage, godendo dei tanti vantaggi offerti. Ecco perché.

Cloud storage: cos’è

Il cloud storage è un modo per salvare i dati online in modo tale da potervi accedervi ovunque e in qualsiasi momento e condividerli con coloro cui è concessa l’autorizzazione. È uno dei servizi della “galassia” cloud computing, le cui radici si sviluppano a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. Questa forma di elaborazione è stata creata dall’informatico statunitense Joseph Carl Robnett Licklider, attraverso la sua ricerca e sviluppo sull’Advanced Research Project Agency Network, altrimenti nota come ARPANet.

La tecnologia iniziò ad essere offerta da CompuServe, una società di software americana, negli anni Ottanta, ma non divenne realmente popolare finché non fu offerta da AT&T una decina d’anni più tardi. Solo nel 2006 si è verificato un massiccio spostamento di persone verso il cloud storage. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che Amazon Web Services ha offerto la tecnologia ai membri. Amazon è diventato il primo di molti a offrire servizi cloud e da allora è diventato un mercato piuttosto in espansione.

Come funziona, forme e tipologia

Il cloud storage funziona consentendo a computer client, tablet o smartphone di inviare e recuperare file online da e verso un server dati remoto.

Il principio di funzionamento dell’archiviazione nel cloud varia a seconda del tipo di archiviazione utilizzato. I tre tipi principali sono block storage, file storage e object storage.

Lo storage a blocchi (block storage) divide file e dati in blocchi di uguali dimensioni. Ogni blocco ha un identificatore univoco, memorizzato in una tabella di ricerca dati. Quando è necessario recuperare i dati, la tabella di ricerca dei dati viene utilizzata per trovare i blocchi richiesti, che vengono poi riassemblati nella loro forma originale.

L’archiviazione a file (file storage) organizza i dati in un sistema gerarchico di file e cartelle; è tipicamente impiegato con unità di archiviazione di personal computer e NAS (Network-Attached Storage). I dati in un sistema di archiviazione file vengono archiviati in file e i file vengono archiviati in cartelle. Directory e sottodirectory vengono utilizzate per organizzare le cartelle e individuare file e dati.

L’archiviazione di oggetti (object storage) è un metodo per salvare grandi volumi di dati in un formato non strutturato denominato oggetto. Tali dati possono essere dati di sensori, file audio, registri, contenuti video e foto, pagine web ed e-mail. Ogni file o segmento di dati viene salvato come “oggetto” e ognuno di questi include metadati e un nome o identificatore univoco per il recupero dei dati.

Esistono tre diversi tipi di archiviazione cloud: pubblico, privato e ibrido.  Come spiega il NIST (National Institute of Standards and Technology) con public cloud s’intende un’infrastruttura cloud predisposta per un open use da parte di un ampio pubblico. Può essere posseduto, gestito e gestito da un’organizzazione aziendale, accademica o governativa o da una combinazione di essi. Esso è sito presso la sede del fornitore di servizi cloud.

Nel caso del private cloud l’infrastruttura cloud viene fornita per l’uso esclusivo da parte di una singola organizzazione comprendente più utenti o unità aziendali. Può essere di proprietà, gestito dall’organizzazione, da terzi o in modo combinato e può essere ubicato all’interno o all’esterno della sede.

L’hybrid cloud si definisce l’infrastruttura cloud composta da due o più componenti cloud distinte (private, comunitarie o pubbliche) che rimangono entità uniche, ma sono legate insieme da una tecnologia standardizzata o proprietaria che consente la portabilità dei dati e delle applicazioni.

I vantaggi del cloud storage

Sono diversi i benefici che si possono cogliere grazie al cloud storage. Innanzitutto esso è generalmente disponibile da qualsiasi sistema, ovunque e in qualsiasi momento; gli utenti non devono preoccuparsi delle funzionalità del sistema operativo o dei complessi processi di allocazione.

Con un servizio di cloud storage è possibile contare sul risparmio sui costi. I clienti pagano solo per lo spazio di archiviazione che utilizzano, eliminando la necessità di ingenti spese di capitale. Sebbene i costi di archiviazione nel cloud siano ricorrenti, piuttosto che un acquisto una tantum, sono spesso così bassi che, anche come spesa continuativa, potrebbero comunque essere inferiori al costo di manutenzione di un sistema interno.

Un altro vantaggio del cloud storage riguarda la sua usabilità e accessibilità. La maggior parte dei servizi di archiviazione dati cloud sono dotati di un’interfaccia utente facile da usare e forniscono una funzionalità di trascinamento della selezione.

Anche la sicurezza è un beneficio offerto dall’archiviazione in “nuvola”. Per sua stessa natura, lo storage su cloud pubblico offre un modo per spostare copie di dati in un sito remoto a fini di backup e sicurezza. L’archiviazione su cloud permette di salvare i dati su server ridondanti, quindi anche se uno dei data center crolla, verranno gestiti dagli altri data center, il che li rende sicuri e supervisionati.

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