Gear Vr: il mondo Samsung a 360 gradi
L’ha detto a Roma pochi giorni fa, ma soprattutto l’ha detto a Barcellona lo scorso febbraio, all’evento di Samsung che ha aperto il Mobile World Congress 2016: la realtà virtuale è la vera rivoluzione futura.
L’opinione – sempre più radicata – è di Mark Zuckerberg. «Può diventare la più social delle piattaforme, ognuno potrà condividere le esperienze così come le ha vissute», sono i concetti cruciali su cui ha insistito il fondatore di Facebook.
Parole accorate, che però allora furono accompagnate da una polemica, legata alla foto di quell’evento che fece il giro del mondo.
Gear Vr: emozioni a tutto tondo
L’acronimo inglese spiega già tutto: HMD, head mounted display. E cioè, schermo montato sulla testa. Questo, in sintesi estrema, è Gear VR, il visore per la realtà virtuale sviluppato da Samsung.
Oltre lo schermo, però, ci sono sensori e uno specifico sistema di lenti che letteralmente immerge l’utente in un’esperienza totalizzante. Il visore, sviluppato con Oculus, non è del tipo cosiddetto standalone, cioè di quelli che funziona da sé.
Il suo «cuore» è l’hardware di uno smartphone Samsung Galaxy (S6, S6 edge, S6 edge +, S7, S7 edge). Il «telefono» (virgolette d’obbligo) si inserisce nella parte frontale del visore, sotto una scocca protettiva in plastica.
Un connettore micro USB permette ai due device di comunicare, e soprattutto consente allo smartphone di usare l’hardware integrato nel visore; in particolare, il trackpad da utilizzare per navigare nel menu.
La trasformazione di uno smartphone
Un punto suscita inevitabilmente la curiosità di tutti, e non sono dei nerd: come può il mio smartphone, che mi restituisce visioni bidimensionali, a portarmi in un mondo a 3D?
La risposta è: attuando la modalità stereoscopica quando il telefono viene inserito nel Gear VR. In pratica, il software divide lo schermo in due parti e, su ciascuna di esse, proietta a stessa immagine. Con un accorgimento decisivo: farlo come se fosse ripresa da due punti di vista diversi quanto basta.
Di fatto è questa la stereoscopia, che consente di creare un effetto tridimensionale «copiando» la biocularità umana (dopotutto, ognuno dei nostri occhi ha un suo proprio punto di vista). A migliorare l’effetto finale provvedono due lenti che, deformando specificamente le immagini riprodotte sullo schermo, aggiungono al 3D un ampio angolo di visuale (96 gradi sull’asse orizzontale).
Ulteriore domanda, più che lecita: ma cosa fa il Gear Vr? Come s’è detto, immerge in un’esperienza totalizzante. Il suo corredo prevede app che consentono di godere di foto e video in una visione a 360 gradi dell’ambiente che le circonda. O di vedere i propri filmati in un’ambientazione particolare, come la sala di un cinema o una poltrona nel mezzo di una foresta.
Poi ci sono i videogiochi, dove si diventa protagonisti dell’azione (se ti giri a vedere chi ti insegue, per intenderci, lo vedi davvero). E altre app che proiettano l’utente in un ambiente reale: un concerto di Springsteen o dei Coldplay, un viaggio tra le città e i luoghi più belli del mondo, un’immersione negli abissi marini. Addirittura, un viaggio nel sistema solare.
La partnership con Ikon
Le possibilità poc’anzi ventilate si sono tradotte in realtà (virtuale, naturalmente) in una collaborazione tra Samsung e Ikon, azienda friuliana tra le più innovative nel panorama europeo. Virtours è tra i principali frutti di quella intesa: parliamo di una piattaforma per la fruizione di contenuti immersivi, realizzata da Ikon per trasformare la realtà virtuale in un efficace strumento di business.
Utilizzando quattro dispositivi Samsung (il visore Gear VR, lo smartphone S6, i tablet della casa coreana e la camera Gear 360), la piattaforma integra diversi strumenti e funzionalità:
– la app Virtours Explorer, che tramite il visore consente la fruizione interattiva dei contenuti presenti;
– la app Virtours Controller per l’assistenza alla navigazione, con la quale un operatore può replicare in tempo reale su tablet i contenuti visualizzati dall’utente che indossa il visore, guidandolo così nell’esperienza immersiva;
– un modulo di profilazione degli utenti con funzioni di marketing automation (tracciamento degli ambienti visitati e più interessanti, invio di mail di follow up, possibilità di condivisione su social network delle esperienze virtuali;
– la app Virtours Creator, per creare in autonomia contenuti da parte di un operatore dotato di tablet e fotocamera 360;
– un ambiente cloud e un sistema di gestione dei contenuti da cui caricare e rendere fruibili i tour virtuali su tutti i dispositivi VR gestiti dalla piattaforma e associati a ciascun cliente
– la possibilità di visualizzare i tour virtuali sul browser web, in modalità 360.
Se Virtours è un prodotto per le aziende, è invece fruibile direttamente dai cittadini la ricostruzione in 3D dell’antica città romana di Nora, in Sardegna. Nell’ambito del piano di valorizzazione dell’area archeologica di Nora (Sardegna), il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova ha infatti affidato a Ikon questo progetto, diviso in due fasi: 1) la modellazione in 3D dell’area archeologica; 2) la realizzazione di un’app di realtà virtuale per il visore Gear VR.
Basandosi sulle ipotesi ricostruttive degli archeologi, sono stati ricreati alcuni ambienti caratteristici dell’antica città romana (teatro, foro, terme e altro ancora). Ogni scena immersiva è stata realizzata in stereoscopia, cioè riproducendo la profondità di campo, in modo da far raggiungere all’utente una fruizione ancora più realistica di luoghi e ambienti oggi completamente distrutti.
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