Il Red Hat Summit è l’evento principale per i professionisti della tecnologia open source. Tra laboratori, incontri virtuali, conferenze e scambi di informazioni, migliaia di professionisti IT dialogano di Linux, cloud, sicurezza, automazione e molto altro.
Il summit è una vera vittoria per l’open source. Negli ultimi anni la progressiva affermazione dello sviluppo aperto e condiviso, a discapito delle piattaforme proprietarie, ha confermato quello che da anni sostiene e promette Red Hat.
Quando il modello aperto non era nemmeno considerato tra quelli ottimali per sviluppare per le aziende, Red Hat già credeva e spingeva per l’open source.
Anche se, è sempre bene ricordarlo, è proprio grazie alla condivisione e agli scambi aperti di informazioni che è nato internet stesso.
In tempi ben più recenti, è sempre la condivisione che ha permesso la creazione di ROS, il robot operating system che guida lo sviluppo della robotica.
D’altro canto, con il crescere della complessità delle sfide da affrontare, è emersa la difficoltà, e il costo, di avere un approccio proprietario che delegasse a una sola azienda la ricerca della soluzione in ambito tecnologico e informativo.
L’open hybrid cloud è soltanto una delle ultimissime scommesse vinte. Già durante il Red Hat Summit 2018 Eric Schabell ha tenuto un discorso intitolato “Tre insidie che tutti dovrebbero evitare con il cloud ibrido“. Ha poi riproposto l’argomento durante il summit dell’anno successivo con l’intervento “Altre tre insidie che tutti dovrebbero evitare con il cloud ibrido“.
L’open hybrid cloud, da emergenza a strutturale
Il modello open hybrid cloud è già realtà in un numero sempre crescente di aziende. In alcuni casi la spinta al cambiamento è stata l’emergenza dettata dalla pandemia, che ha fatto prendere decisioni affrettate e ha messo alcune realtà nella situazione del multi cloud senza cognizione di causa.
Per altri, invece, l’open hybrid cloud è stata una scelta ponderata e vincente.
Resta comunque da fare una distinzione tra multi cloud e open hybrid cloud: un multi cloud non coordina le varie attività ospitate sui diversi cloud. Nell’open hybrid cloud la possibilità di orchestrare, spostare e coordinare le varie attività tra loro è alla base del progetto.
Quali sono i vantaggi? Solo per elencarne alcuni, la gestione su un open hybrid cloud permette di spostare i carichi di lavoro da un provider cloud a un altro in base alle esigenze e ai costi del momento.
A trarne vantaggio è anche la sicurezza: un’azienda può anche decidere di archiviare tutti i dati sensibili su un cloud privato, ma può sfruttare le potenzialità del cloud pubblico per altre attività, con uno scambio proficuo e costante di informazioni tra i due.
I prossimi obiettivi anticipati al Red Hat Summit 2021
I prossimi passi riguardano l’integrazione, all’open hybrid cloud, di edge computing oltre che il potenziamento di OpenShift, l’elemento strategico e centrale dell’open hybrid cloud.
L’edge come nuovo obiettivo, tanto che Red Hat Edge è il nome dato all’iniziativa che aspira a portare alla periferia delle reti le funzioni che ora sono centrali nel cloud.
Anche OpenShift viene modificato per adattarsi di conseguenza. La mossa è sempre dettata dalle esigenze dei clienti e dalle richieste del mercato, che vanno intercettate e soddisfatte con anticipo sui tempi. Approccio che Red Hat ha sempre avuto.
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