Il Covid 19 ci ha messo di fronte alla realtà dei fatti: la scuola ha bisogno di evolversi. I modelli utilizzati fino ad ora non sono più attuali e necessitano di essere ripensati, ma quali sono i nuovi modelli educativi da prendere in considerazione? In questo nuovo scenario l’architettura delle scuole subirà una trasformazione?
La scuola del futuro, il punto di vista del Ministero dell’Istruzione
A inizio 2021 un comitato di 18 esperti, guidato dall’attuale ministro dell’istruzione Bianchi, ha realizzato un documento (qui in versione integrale) in cui sono elencati sette elementi su cui puntare in vista delle riaperture delle scuole post Covid.
In un’ottica futura sarà indispensabile pensare alla scuola come un luogo aperto e inclusivo, che si faccia carico della fragilità delle persone e dei territori, che valorizzi un’autonomia “responsabile e solidale” e capace di integrare il diritto alla salute e quello all’educazione.
A livello didattico sarà inoltre necessario che la scuola prepari gli studenti alle nuove competenze e sia in grado di integrare cultura scientifica, umanistica e tecnologie digitali.
Le materie tecnologiche non dovranno essere più viste come un extra, così come la didattica a distanza non dovrà essere abbandonata una volta possibile il rientro in classe. Tutto dovrà essere integrato nel piano di formazione di base, trasformandosi in una nuova possibilità per rendere l’apprendimento ancora più inclusivo, sostenibile e che crei un senso di comunità.
Tutto questo dovrà essere garantito dalla capacità degli insegnanti di non vivere più la classe “dietro alla cattedra”, ma al fianco degli studenti, diventando una figura di riferimento che accompagna la classe nel processo di apprendimento (abbiamo già parlato delle nuove competenze che vengono richieste ai docenti nell’ambito del digital learning).
Nuove architetture, le opportunità della scuola dopo il Covid
Uno dei punti più interessanti su cui riflettere tra quelli inseriti nel documento riguarda ambienti di apprendimento e didattiche capaci di superare le così definite “gabbie del Novecento”.
Grazie alla didattica a distanza e al digital learning è chiaro come la lezione frontale non sia più sufficiente per garantire un livello di istruzione al passo con i tempi per gli studenti. Per questo sarà necessario ripensare non solo i metodi d’insegnamento ma anche le architetture delle classi, non più spazi chiusi e limitanti ma luoghi di confronto, aperti alle opportunità educative e sociali, che possano offrire sia un servizio alle comunità locali, sia una didattica più flessibile e personalizzata per gli studenti.
Il comitato a riguardo ha proposto un “Piano nazionale di architettura scolastica” come intervento strutturato su ampia scala e su base pluriennale, che si basa sui principi di sostenibilità ambientale, sicurezza e flessibilità.
L’impegno dell’Unione Europea per i nuovi modelli educativi, il progetto NEMESIS
A livello Euopeo, il progetto Nemesis (Novel Educational Model Enabling Social Innovation Skills development) nasce per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento di competenze e capacità essenziali, per fornire le giuste opportunità ai giovani, limitare l’abbandono scolastico e l’esclusione sociale.
Il nostro approccio, basato su un’analisi dei bisogni con gli insegnanti, comprende strumenti e materiali didattici pratici per introdurre l’innovazione sociale nel curriculum. A seguito della valutazione in condizioni reali, tale approccio si è dimostrato efficace nel sostenere le competenze necessarie per cittadini coinvolti e produttivi.
Aristidis Protopsaltis, coordinatore del progetto.
I nuovi modelli educativi e i valori dell’open source
Leggendo i punti elencati è evidente come i principi che sono alla base dei nuovi modelli educativi sono perfettamente in linea con i valori che l’open source vuole portare a scuola. Per stare al passo con i tempi e proporre nuovi modelli educativi sarà quindi necessario introdurre a scuola tecnologie e software open source, che possano supportare la scuola nel suo processo evolutivo.
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