Il 2020 rappresenta, senza dubbio, un anno fondamentale sotto tutti i punti di vista e, per quanto questa frase sia di sicuro inflazionata nella comunicazione attuale, è chiaro che nei libri di storia si parlerà di quest’anno in modo particolare.

Si racconteranno molti aspetti negativi ma nel tempo emergerà anche un quadro su come per la prima volta abbiamo dato forza a tecnologie che erano pronte ma sin poco usate e di come lo scoprirle vive e croccanti ha permesso di maturare moltissimo nel business.

Microsoft Teams è il centro di ogni attività, non l’attività che sta in centro

Microsoft Teams non è una novità, l’HUB di comunicazione esisteva già da un po’ e chi scrive, ad esempio, lo utilizza con ottimi risultati da tempo, tuttavia è stato sino a tutto il 2019 utilizzato come servizio capace di fare da perno tra chi stava in azienda e chi stava fuori, temporaneamente oppure permanentemente, per scambiare informazioni, sincronizzare documenti e per riunioni virtuali.

Attività che Microsoft Teams ha svolto al meglio ma che sono comunque sottostimate nel loro utilizzo: l’App di Microsoft, giovane ma comunque molto potente e incisiva, ha nel suo DNA soluzioni di più grande portata, che possono trasformare in modo estremamente più produttivo tutte le attività quotidiane.

Con il tempo trascorso a casa e l’uso intensivo di Teams gli utenti hanno scoperto che i muri virtuali delle stanze sono spesso più proficui di quelli fisici e che mettere un servizio del genere al centro della propria attività, facendo transitare progetti, documenti, idee e dialoghi di ogni tipo è decisamente migliore.

Così migliore che, una volta tornati in ufficio, sarà difficile non continuare a farlo, immaginando di poter lavorare, in chat o videochiamata, con colleghi, clienti e fornitori senza sapere davvero dove sono, che cosa stanno facendo, se sono davanti al computer o in fila in tangenziale: grazie a internet siamo sempre tutti raggiungibili (a meno che non lo vogliamo) e vicini l’uno all’altro e in grado, anche in metro dal nostro smartphone, di modificare un documento e metterlo nello spazio comune del team di cui facciamo parte in pochissimi clic. Comunica, chatta, collabora, effettua videochiamate ovunque e con chiunque.

Grazie a Teams andare fisicamente in ufficio da quest’anno in avanti sarà una scelta, non un obbligo.

La nuvola concretizzata

L’aumento enorme di utenti in smart working nei primi quattro mesi del 2020 ha dimostrato con forza che internet è una soluzione da una parte oramai necessaria per qualsiasi tipo di attività ma anche che molti, se non tutti gli strumenti, i servizi e le app oggi disponibili non possono funzionare se non si appoggiano al cloud.

Un cloud che assume varie forme, dallo storage ai servizi, dalla comunicazione allo streaming, con server che lavorano tutto il giorno per permetterci di fare qualsiasi cosa, anche nel mondo privato, dove il cloud è più trasparente ma non meno importante: ed è proprio sul cloud che Microsoft ha investito la propria scommessa, con le soluzioni Microsoft 365 Business Standard per i professionisti e Microsoft 365 Home e Personal per il consumer.

Soluzioni che partono da soluzioni desktop con le App che tutti conosciamo (e che funzionano anche offline, perché il cloud è una risorsa, non un cappio) ma che aprono a diversi servizi online di incredibile portata.

Se ne parla sin troppo poco ma la possibilità di avere 1 TB di storage online e una casella email professionale da 50 GB all’interno di una soluzione che contiene le app di Office (che useremmo comunque) è davvero importante. Spazio dove possiamo mettere tutti, ma proprio tutti i documenti che usiamo ogni giorno, inclusa anche la musica che ascoltiamo in treno, le foto dei prodotti e delle fiere e quelle dei bimbi, i progetti di cui forse si parlerà più avanti e quelli che dobbiamo consegnare domani, sincronizzati tra tutti i nostri dispositivi.

Sia chiaro, il backup va fatto comunque, perché lo scopo in quel caso è un altro, ma la soluzione del cloud è così comoda che una volta abbracciata è davvero difficile rinunciarci.

Il cloud e l’HUB digitale nelle PMI italiane

La grande sfida per la seconda metà del 2020 sarà di scegliere come rendere produttiva l’esperienza avuta nella prima metà: lasciare che quello che è successo sia uno dei racconti di storia oppure approfittare e prendere il meglio per applicarlo come regola generale per una PMI 2.0 che sia davvero tale?

Ora che abbiamo imparato a comprendere realmente un DDL, ad adattarci ad uno stile di vita differente, riusciremo a sviluppare nuovi metodi per una ripresa economica, supportata anche dai contributi a fondo perduto, sfruttando tutte le nuove competenze acquisite?

Il primo passo per la ripresa economica in Italia è smettere di pensare allo Smart Working come al “lavoro da casa” e vederlo come il lavoro vero e proprio, distante o vicino alle mura dell’ufficio non ha importanza, ma mettere ogni dipendente, collaboratore o fornitore in grado di operare in base al risultato, non al tempo speso, con una infrastruttura in grado di sostenere un ritmo che, lasciatecelo dire, aumenterà di molto negli anni a venire perché quello che alcuni continuano a chiamare progetto, altri lo chiamano attualità.

Tutti dovranno farsi delle domande, dalle promesse sulle infrastrutture che non erano proprio quello che sembravano, dalla connettività alla gravità di avere software e hardware datato in produzione, che rallenta il flusso e crea un collo di bottiglia alla sicurezza, che l’italiano medio deve iniziare a vedere come un diritto e la base del proprio lavoro, prima che come un dovere verso un’autorità.

Questo sarà un anno di svolta per molti, moltissimi di noi: non possiamo sprecarlo, lasciare che passi indisturbato è come non scegliere oppure lasciare che qualcuno scelga al posto nostro. Il primo passo non è cambiare le app, i servizi, l’infrastruttura, l’hardware e il modo di lavorare, tutte cose di cui abbiamo parlato e che sono importanti. Il primo passo è cambiare il nostro punto di vista e renderlo più aperto: abbiamo una opportunità grandissima davanti a noi, meglio non sprecarla.

Articolo redatto insieme a Mattia Discardi, Commercial Field Trainer Microsoft.

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