Durante il periodo del lockdown le piattaforme per la dad all’università hanno permesso agli studenti di continuare a studiare anche da remoto. Questo li ha esposti a numerosi rischi riguardanti la tutela dei dati personali e della privacy. Quali sono le problematiche e quali possono essere le soluzioni da attuare in università?

Dad università e privacy

La pandemia ha costretto gli studenti di tutto il Paese a studiare a casa. Con l’ingresso delle nuove tecnologie nelle scuole è stato possibile continuare il percorso di studi da casa, attraverso i software per la gestione delle classi digitali e le piattaforme per la didattica a distanza.

L’utilizzo di queste piattaforme ha però evidenziato una serie di problematiche relative alla tutela dei dati personali e della privacy di studenti, insegnanti e personale scolastico. Ci sono stati ad esempio numerosi episodi di diffusione di registrazioni provenienti da lezioni online o da esami, ma il problema è molto più ampio e parte dai termini e condizioni delle piattaforme stesse.

Piattaforme per la didattica a distanza all’università, quali sono i problemi

Oltre alla diffusione di materiale audio e video relativo a lezioni ed esami si è riscontrato che le piattaforme proprietarie utilizzate durante la didattica a distanza sono sempre più soggette ad attacchi hacker, che hanno come obiettivo quello di rubare dati personali di studenti, insegnanti e personale scolastico.

Un ulteriore problema riguardante la tutela della privacy durante la dad all’università emerge dalla poca chiarezza sull’utilizzo dei dati personali da parte delle piattaforme, specialmente quelle del gruppo GAFAM (acronimo che comprende le multinazionali americane Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) come Microsoft Teams, Google Meet e Zoom, soprattutto in tema di trasferimento dei dati personali all’estero.

Lo studio dedicato a dad e tutela della privacy

Il problema del trattamento dei dati personali è stato evidenziato anche nello studio Remote teaching in the post-pandemic university. A study of copyright and data protection terms of online services, realizzato da otto ricercatori italiani e internazionali.

Dallo studio è emerso che i servizi online utilizzati per la didattica a distanza lasciano istituzioni, insegnanti e studenti esposti a rischi legali, spesso di natura fondamentale, e che “la maggior parte delle piattaforme utilizzate per l’apprendimento a distanza non fornisce informazioni sufficientemente chiare e trasparenti per quanto riguarda la finalità della raccolta ed utilizzo dei dati personali degli utenti […] non è sempre facile capire quali dati vengono trattati, per quali scopi e secondo quali basi giuridiche”.

Per la tutela della privacy nell’utilizzo di piattaforme americane la sentenza 16 luglio 2020 C-311/18 (Schrems II) della Corte di Giustizia Europea ha invalidato lo scudo per la privacy USA-UE. In questo modo il trasferimento dei dati personali dall’Unione Europea agli Stati Uniti è diventato illecito.

La situazione nel nostro Paese riguardo all’utilizzo di queste piattaforme è però ancora statica. Nel settore scolastico si utilizzano anche per quanto riguarda i servizi di posta elettronica, a discapito dei gestionali proprietari della scuola stessa. Questa staticità è causata da una mancata risposta efficiente da parte del Miur e del Garante della Privacy, le cui norme non sono aggiornate per quanto riguarda la dad dal 2020.

La norma del Garante della Privacy dedicata alla dad

Nel nostro Paese infatti le norme dedicate alla tutela della privacy durante la didattica a distanza sono ancora scarne. Nel provvedimento del Garante della Privacy del 26 marzo 2020, n. 64 dedicato alle prime indicazioni per la didattica alla distanza, si specifica che nell’ambito della dad università e scuole di ogni ordine e grado non sono tenute a chiedere il consenso al trattamento dei dati personali di studenti, genitori e personale scolastico. Questa norma porta evidenti problemi per quanto riguarda la tutela della privacy di studenti e insegnanti, che non risultano tutelati.

Dad università, le soluzioni derivanti dai software open source

La didattica a distanza è stata necessaria durante il periodo di lockdown, ma è sempre più chiaro che sarà parte integrante dell’apprendimento anche nel prossimo futuro. Per questo le scuole e le istituzioni devono essere sempre più consapevoli dei rischi legali a cui sono esposte durante la didattica a distanza, soprattutto quelli legati alla possibilità di perdere il controllo sui dati.

Nella tutela della privacy durante la dad all’università le soluzioni possono venire dai software open source, che contrariamente ai software proprietari sono più sicuri, più etici e inclusivi, permettono un maggior controllo sui dati personali e permettono agli utenti di avere il controllo anche una volta deciso di non utilizzare più un software specifico.

In conclusione, per risolvere a monte il problema dell’utilizzo delle piattaforme per la dad all’università, oltre all’utilizzo di tecnologie open source è necessario avere un’adeguata formazione che permetta la corretta conoscenza e il controllo dei sistemi e dei software utilizzati a scuola. Questo insieme alla capacità e alla voglia di cercare soluzioni per la dad lontane dai monopoli delle big companies che possano tutelare la privacy e guardare in modo critico l’evoluzione delle tecnologie digitali.

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