Cloud Computing, multicloud, Cloud First, cloud ibrido, cloud roadmap…..non si può certo dire che in questi anni il cloud non abbia acquistato popolarità presso utenti, imprese e organizzazioni di qualsiasi settore produttivo. Tanto da essere spesso tirato in ballo anche a sproposito, per spiegare fenomeni o presentare casi che in realtà hanno poco o nulla a che fare con questa tecnologia.
È importante, dunque, capire di che cosa si sta esattamente parlando quando citiamo la parola cloud, così da comprendere i motivi che hanno permesso a questo paradigma di imporsi progressivamente anche sul mercato italiano e, soprattutto, di cambiare in profondità i connotati di un intero ecosistema che sviluppa, pensa, produce e vende innovazione digitale, dai vendor ai distributori ICT fino ai system integrator. Partiamo quindi dalla definizione, adottando quella ufficiale dell’Agid (Agenzia per l’Italia digitale), che definisce il cloud come “un modello di infrastrutture informatiche che consente di disporre, tramite internet, di un insieme di risorse di calcolo (ad es. reti, server, storage, applicazioni e servizi) che possono essere rapidamente erogate come un servizio. Questo modello consente di semplificare drasticamente la gestione dei sistemi informativi, trasformando le infrastrutture fisiche in servizi virtuali fruibili in base al consumo di risorse”.
cloud computing. Le diverse famiglie
Dietro questa definizione complessiva ci sono tre distinte tipologie di servizi cloud, che spesso sono forniti sul mercato anche da attori e fornitori differenti.
- Software-as-a-service (SaaS), si tratta di applicazioni software accessibili tramite Internet sfruttando diverse tipologie di dispositivi (Desktop, Mobile, etc);
- Platform-as-a-service (PaaS), ovvero piattaforme per sviluppare, testare e distribuire le applicazioni su internet
- Infrastructure-as-a-service (IaaS), ovvero l’infrastruttura tecnologica fisica e virtuale in grado di fornire risorse di computing, networking e storage da remoto e mediante API (Application Programming Interfaces), senza la necessità di acquistare hardware.
Le differenze tra cloud privato, pubblico e ibrido
Ma non soltanto le tipologie di servizi sono distinti, ma anche le modalità di distribuzione e fruizione del cloud presso le organizzazioni. Solitamente si usa distinguere tra cloud privato, pubblico e ibrido. Il cloud privato è pensato e progettato soprattutto per quelle aziende che hanno necessità di mantenere un elevato livello di governance e controllo sui propri dati, risorse processi. In questo caso l’infrastruttura rimane dedicata esclusivamente all’organizzazione utente, che ne conserva il pieno controllo. Molto diverso è, invece, il cloud pubblico, nel quale l’infrastruttura è di proprietà del service provider che eroga servizi disponibili al pubblico attraverso Internet su risorse condivise da più utenti. La modalità sempre più spesso adottata dalle organizzazioni è quella del cloud ibrido, che prevede la combinazione e l’integrazione di servizi di cloud pubblico con un cloud privato dedicato. La logica che spesso risiede dietro l’hybrid cloud è quella di permettere alle aziende di gestire le applicazioni critiche e i dati sensibili in un ambiente riservato e, al contempo, permettere di trarre tutti i vantaggi del cloud pubblico per le applicazioni più recenti o per quelle che hanno maggiore bisogno di flessibilità.
cloud computing. La migration
Quando non si parla di creazione di nuove applicazioni, occorre passare al cloud, cioè effettuare un processo di cloud migration che permetta il trasferimento delle risorse on premise verso il cloud. Un processo che non è soltanto tecnologico e sistemistico, ma che necessità anche di profondi cambiamenti nelle practice organizzative delle imprese, così che possano godere al massimo dei vantaggi e benefici del cloud in termini di produttività e flessibilità. In particolare, a partire dall’emanazione del GDPR, le aziende devono fare ancora più attenzione all’aspetto della compliance normativa, scegliendo fornitori capaci di garantire al massimo livello la protezione e la trasparenza dei dati degli utenti.
I benefici del cloud computing
Questa panoramica ci permette di comprendere quanto il cloud rappresenti un cambiamento in profondità rispetto alla tradizionale modalità di fruizione delle risorse IT. Che sino a non molti anni fa passavano necessariamente dall’installazione di server se non dalla costruzione di veri e propri data center aziendali, oppure dall’acquisto di programmi software (e relative licenze) da essere sempre installate a livello locale. Un modello – quello on premise – che implicava la necessità di ingenti investimenti da parte delle imprese per dotarsi di una certa base hardware/software, ostacolando la diffusione delle tecnologie ICT nelle realtà più piccole, ma anche il tasso di rinnovamento dello stack esistente nelle aziende di maggiori dimensioni. Il cloud, al contrario, permette di godere di una serie di vantaggi significativi, che spalancano le porte della disponibilità delle moderne soluzioni ICT (analyitics, intelligenza artificiale, ecc) anche alle piccole e medie imprese che, come noto, costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto produttivo ed economico italiano. Ad esempio, la connessione a Internet permette di godere in maniera continua e immediata degli aggiornamenti dell’infrastruttura e delle applicazioni che, per esempio, possono essere molto importanti dal punto di vista della Cybersecurity. Uno degli aspetti più significativi, che si sposa peraltro perfettamente con le esigenze della moderna economia – è la possibilità di usufruire delle applicazioni da qualsiasi dispositivo e in qualsiasi luogo, senza perciò essere più legati al lavoro dal classico pc desktop aziendale.
I vantaggi economici del cloud
Se questi due benefici possono essere avvertiti da tutti gli utenti, ce ne sono tanti altri – magari più tecnici e finanziari- che stanno facendo sempre più propendere le imprese italiane versi il cloud. Questa tecnologia è, innanzitutto, più flessibile rispetto all’on premise: questo permette alle imprese di “scalare” facilmente verso l’alto o verso il basso – immaginiamo ad esempio per rispondere a un momentaneo picco della domanda – senza per forza dover effettuare acquisti in hardware o licenze, che magari resterebbero inutilizzati per buona parte dell’anno. Il merito, oltre che della tecnologia in sé, è anche del particolare modello commerciale che il cloud presuppone, definito come Pay per use, in cui il pagamento è legato in base all’effettivo consumo delle risorse. Garantendo così una consistente riduzione dei costi, a cui contribuisce anche la sostanziale esternalizzazione delle classiche spese ICT (quali ad esempio manutenzione, consumi elettrici, personale, affitto locali), che permettono soprattutto alle PMI di concentrarsi esclusivamente sul proprio core business. Sotto un altro punto di vista, il cloud può essere visto come un incentivo verso l’innovazione tecnologica: il ridotto investimento iniziale garantito dal modello pay per use comporta una sostanziale riduzione del rischio d’impresa. Diventa così più semplice sviluppare e testare, su scala ridotta, nuove soluzioni che poi possono essere anche abbandonate, con costi e perdite minime. Un altro beneficio, spesso sottovalutato è quello relativo alla sicurezza che, anzi, è stata per molti anni una delle barriere lamentate dalle imprese. In realtà, invece, il cloud – anche nella sua versione pubblica si è dimostrato particolarmente sicuro e capace di proteggere i dati dei propri clienti. Difficilmente, infatti, una media o piccola impresa, potrebbe dotarsi da sé di una piattaforma di una protezione paragonabile a quella applicata nei mega data center dei provider cloud.
La diffusione del Cloud in Italia
Ma da quando si è cominciato a parlare di cloud computing? La possibilità di erogare servizi via Internet è ovviamente stata possibile soltanto con il consolidamento della diffusione della Rete, tanto che il termine cloud è stato coniato verso la fine degli anni 90. Successivamente negli USA sono arrivati i primi fornitori di infrastrutture e applicazioni ma, soltanto nell’ultimo decennio, il cloud ha cominciato a uscire dalla nicchia per diventare una tecnologia veramente appetibile per le organizzazioni di tutti i settori e le dimensioni. In Italia la rivoluzione cloud è persino arrivata più tardi, soprattutto per i problemi legati al digital divide e alla carenza di banda larga, che gli scorsi anni hanno frenato le aziende a effettuare questa tipologia di scelta. Ma questa e altre problematiche appaiono oggi superate: secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio Cloud del Politecnico di Milano, nel 2019 il mercato Cloud italiano ha prodotto un volume d’affari di 2,77 Miliardi di Euro, in crescita del 18% rispetto al valore di consuntivo del 2018, pari a 2,34 Miliardi.
In particolare il Public & Hybrid Cloud, ovvero l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati, ha raggiunto gli 1,56 miliardi di Euro (+25%). Il Virtual & Hosted Private Cloud, ovvero i servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni, cresce con una buona dinamica (11%) per un totale di 661 Milioni di euro.
In termini di spesa assoluta i primi tre settori merceologici per rilevanza sono il Manifatturiero (25% del mercato Public & Hybrid Cloud), il settore Bancario (20%) e Telco e Media (15%). Seguono servizi (10%), utility (9%), PA e sanità (8%), Retail e GDO (8%) e Assicurazioni (5%). L’aspetto significativo messo in luce dalla ricerca del Polimi è che in Italia il Cloud è diventato il modello preferibile nello sviluppo di progetti digitali nel 42% delle grandi imprese e addirittura l’unica scelta possibile nel 11% dei casi.
Office 365: il cloud Microsoft per la produttività delle imprese
Il Cloud ha senza dubbio rivoluzionato il mondo del software, in particolare quello delle piattaforme dedicate all’operatività e alla produttività delle imprese. Anche il maggiore player del settore, Microsoft, ha virato in direzione cloud, raggruppando sotto il brand Office 365 tutti i suoi strumenti per la produttività: si tratta fondamentalmente di un servizio via cloud disponibile in abbonamento, che permette innanzitutto di accedere alle classiche applicazioni desktop di Office, come Word, PowerPoint ed Excel. Oggi la stessa Microsoft viene ormai definita dagli analisti come Cloud Company.
Gli utenti hanno a disposizione anche uno spazio di archiviazione online aggiuntivo e funzionalità connesse al cloud che consentono di collaborare ai file in tempo reale, eliminando i continui scambi di mail e incrementando così la produttività dei gruppi di lavoro. Un altro aspetto fondamentale dell’abbonamento a Office 365 è la possibilità di avere sempre a disposizione le funzionalità, le correzioni e gli aggiornamenti per la sicurezza più recenti, oltre al supporto tecnico continuato senza costi aggiuntivi. Inoltre, Office 365 svincola queste applicazioni per la produttività dal pc desktop, rendendone possibile l’utilizzo da remoto e via mobile, grazie alla presenza di apposite applicazioni compatibili sia con gli OS Android che con quelle Mac.
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