Abstract: La pandemia ha accelerato la digitalizzazione delle aziende e l’adozione della tecnologia Cloud ha facilitato il processo. Sarà irreversibile?
In tempo di emergenza le aziende hanno dovuto decidere velocemente come innovarsi per poter sopravvivere alle condizioni imposte dalle restrizioni volte a contrastare la pandemia sanitaria.
La scelta è stata guidata dalla necessità ed è stata quasi obbligata: digitalizzare quanto più possibile e il più velocemente possibile, per sopravvivere all’incertezza data dalle decisioni ministeriali e alle improvvise impossibilità, per il personale, di recarsi in azienda.
Tuttavia, lavorare in Cloud è stato così efficiente ed efficace che la trasformazione è ormai irreversibile.
Tornare alla normalità pronti all’eccezionalità
Il ritorno alla normalità è auspicato da tutti, indipendentemente da quale sia il settore economico di riferimento.
Sarà però per tutti una nuova normalità, in cui centrale per la crescita e la stabilità sarà la capacità di rispondere efficacemente al cambiamento e alle interruzioni, anche improvvise.
Secondo lo studio di Deloitte, a seguito della pandemia, il 23% dei lavoratori ha provato lo smart working.
Il cambiamento è epocale, perché percentuali così alte, senza la spinta data dall’emergenza della pandemia, sarebbero state toccate, forse, tra anni.
Senza la digitalizzazione attuata grazie alla tecnologia dei Cloud, le conseguenze della pandemia sull’economia sarebbero state ancora più devastanti: il Cloud ha salvato le aziende.
Contestualmente, il lavoro da remoto che ha permesso ad aziende a servizi di proseguire senza interruzioni durante i vari lockdown non sarebbe stato altrimenti possibile.
È ancora presto per sapere cosa ne sarà dello smart working una volta superata la pandemia, ma che torni alle percentuali bassissime del pre Covid sembra veramente improbabile.
Rendere i dati sempre disponibili
La tecnologia in Cloud rende le informazioni sempre disponibili, da qualsiasi luogo si sia impegnati a operare.
Le aziende sono ormai abituate all’improvviso fermo, ma anche all’improvvisa assenza di un consistente numero di dipendenti, per cause di forza maggiore.
Rendere sempre disponibili le informazioni, grazie all’uso di un cloud pubblico, ha sensibilmente migliorato il tempo necessario a colmare le distanze e a non bloccare il processo decisionale e operativo indipendentemente dal personale presente in azienda.
La disponibilità delle informazioni e la velocità di consultazione hanno abbattuto sensibilmente le distanze geografiche e il tempo necessario al reperimento dei dati.
Le analisi dei dati sono proseguite spedite, migliorando performance ed efficienza. Le aziende hanno misurato il cambiamento e valutato che la continuità del processo è un indiscusso valore aggiunto.
Investire in sicurezza
Il Cloud offre alti livelli di sicurezza, abbattendo i costi necessari per assicurarla anche nelle piccole e medie imprese.
La gestione aziendale su server ospitati espone al rischio di attacco e alla vulnerabilità, chiedendo continui investimenti di risorse, finanziarie e non, dedicate alla sicurezza.
Agli attacchi informatici si aggiungono anche problemi legati alla sicurezza fisica del server, intendendo quindi la sua manutenzione, la sua alimentazione e la gestione delle componenti.
Passare al Cloud azzera ogni necessità legata alla sicurezza fisica e rende condivise le buone pratiche di sicurezza con i gestori del Cloud. Questi tendono a verificarne la sicurezza implementando continuamente test di vulnerabilità e penetrazione, investendo in crittografia e strumenti IPS, pratiche più difficili da conciliare con server ospitati.
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