La pandemia ha cambiato il nostro modo di lavorare, dando impulso a una trasformazione digitale senza precedenti. E, per il 2020, lo smart working ha rappresentato l’obiettivo N.1 per i CEO di tutto il mondo. A confermarlo è lo studio condotto dall’IBM Institute for Business Value (IBV), da cui emerge inoltre una rinnovata attenzione per il benessere dei dipendenti. 

In principio era lo smart working… 

Attraverso oltre 3000 interviste, lo studio Find your Essential (leggi la versione integrale) ha fornito una proiezione di quelle che sono le nuove priorità delle aziende da qui al 2023. Alla luce dell’esperienza acquisita con l’introduzione massiva dello smart working, ne emerge un quadro in cui le esigenze della produttività cedono il passo ad un modello di leadership più empatico ed inclusivo: ben il 77% dei CEO a livello mondiale e il 54% degli amministratori delegati italiani hanno infatti dichiarato di voler dare priorità al benessere dei propri dipendenti, anche a fronte di un calo della profittabilità dell’azienda sul breve periodo. 

Verso un lavoro sempre più distribuito, flessibile e inclusivo 

In quest’ottica, una delle principali sfide sarà quella di gestire una forza lavoro sempre più distribuita e flessibile, sviluppando efficaci modalità di lavoro ibrido. Il post-pandemia vedrà quindi le aziende in prima linea per dotare i dipendenti di strumenti digitali in grado di favorire la collaborazione, promuovere la cultura aziendale e prevenire il burnout (crollo psicologico) tipico dei lavoratori in smart working. Sarà pertanto necessario un ingente investimento in open innovation, partnership e nuove tecnologie, introducendo piattaforme come l’hybrid cloud

Cos’è l’hybrid cloud (cloud ibrido) 

L’hybrid cloud è un’architettura di IT che consente l’efficace connessione da remoto di più ambienti di lavoro, gestendo le varie attività e i carichi di lavoro attraverso un software di gestione unico, flessibile e scalabile. Una soluzione in open source su misura per le aziende che, coniugando le caratteristiche di flessibilità dello smart working e le esigenze di supervisione del lavoro “tradizionale”, potranno attivare efficaci forme di lavoro ibrido. Il tutto in un’ottica di crescente benessere del dipendente, reso progressivamente più autonomo nell’accesso alle informazioni e nello svolgimento dei compiti assegnati, coltivando al contempo l’inclusione e lo scambio costante. 

Un concetto ben espresso nella dichiarazione di Mark Foster, Senior Vice President IBM Services: 

“La pandemia da Covid-19 ha imposto a molti leader di focalizzarsi su ciò che è essenziale, come le proprie persone. Le aspettative di molti dipendenti nei confronti dei loro datori di lavoro sono cambiate in modo significativo. La gestione della forza lavoro distribuita richiede l’adozione di tecnologia agile e modelli di leadership più empatici, oltre che la promozione di una cultura flessibile e inclusiva”. 

Open Cloud, IoT, AI, partnership: come cambia l’azienda 

Dallo studio di IBM emerge, inoltre, la fiducia crescete dei CEO nei confronti della tecnologia, percepita come fattore determinante per lo sviluppo del business negli anni a venire. In particolare, le aziende di tutto il mondo guardano con interesse all’introduzione di soluzioni in cloud, AI (Artificial Intelligence) e IoT (Internet of Things). Un trend condiviso anche dagli amministratori delegati italiani che dimostrano grande apertura anche nei confronti delle partnership, viste come un’opportunità per esprimere al meglio competenze e capacità, condividere il sapere, favorire il confronto e far crescere le performance aziendali. 

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