Se questa foto ritrae il futuro, ci sono buone ragioni per non temerla. Eccole.
Mark Zuckerberg ha pubblicato una foto su Facebook. Che c’è di strano?, vi chiederete: ne è il fondatore, può far quel che vuole. Certo, se non fosse che quella foto – la vedete due righe più in alto – ha scatenato un putiferio.
In effetti, procura un minimo di inquietudine. Zuckerberg, uno degli uomini più influenti al mondo, passeggia sorridente accanto a centinaia di uomini dallo sguardo infilato in un visore, con tanto di cavo a far capolino dalla testa e un laptop sulle ginocchia. L’effetto clone è immediato. Il messaggio visivo è chiaro: i leader ci vogliono così, tutti uguali. La domanda che segue è angosciante: è questo il futuro che ci aspetta?
Una risposta semplice
Un valore imprescindibile: la libertà di scegliere
Chiamandoci Futura, è inevitabile sentirsi coinvolti tre volte: una, appunto riguarda il nostro nome; un’altra riguarda ciò che facciamo, e cioè raccontare le tecnologie che già costruiscono le Smart City, le città del futuro; la terza prescinde da tutto questo, e ci interroga su quell’immagine per il solo fatto di essere abitanti del pianeta Terra. E questo, insomma, il futuro?
La risposta, per noi, è no. O meglio, non è l’incubo paventato dalle migliaia e migliaia di commenti apparsi nella bacheca di Zuckerberg e in quelle degli utenti di Facebook, carichi di riferimenti a George Orwell e ad Aldous Huxley, gli autori di 1984 e del Mondo nuovo, le visioni letterarie più angoscianti su un domani tecnologicamente totalitario. Il futuro, per Futura (perdonateci il gioco di parole), è anche quello in cui ci sarà spazio per i visori per la realtà virtuale, ma accanto ad altre migliaia di soluzioni tecnologiche. E, soprattutto, accanto a un valore imprescindibile: la libertà di scelta del cittadino.
Lasciamo da parte la paura
Al centro c’è sempre lui: l’uomo
È facile lasciarsi prendere dalla paura, immaginandoci nell’imbuto dell’isolamento, collegati a un mondo diverso, artificiale, estrogenato. Zuckerberg alimenta quella paura con toni da profeta: «La realtà virtuale cambierà le nostre vite», e racconta di un visore a 360 gradi che permetterà a sua figlia di avere la sua famiglia accanto a lei anche senza vicinanza fisica. O di vedere film con i nostri amici anche se saremo soli a casa. La nostra reazione, umana e legittima, è di repulsione: i miei amici e i miei figli li voglio poter toccare, Mark, e tieniti i tuoi visori.
Il timore ci fa dimenticare alcune cose. Anzitutto, che la tecnologia è nostra amica. Come raccontiamo e racconteremo su Futura, ci aiuta a risparmiare tempo evitando code in banca o per un certificato in Comune; ci permette di lavorare all’aria aperta e di ricaricare computer e cellulare seduti accanto a un totem digitale; di fare una visita medica anche in luoghi remoti e scomodi; di controllare con esattezza i consumi energetici di casa nostra. Il timore, poi, ci fa dimenticare che al centro della tecnologia, delle Smart City e del futuro c’è sempre l’uomo, con la sua libertà di scelta.
Tutto è nelle nostre mani
È come quando ci si lamenta di un cattivo programma televisivo, gridando allo scandalo della sua messa in onda. E ci si dimentica di avere tra le mani un formidabile strumento di democrazia: il telecomando. Quel programma non ti piace? Cambia canale, o spegni la tv. Con la tecnologia è la stessa cosa. Non ti piacciono i visori? Scegli qualcos’altro.
In realtà pensiamo che le persone siano tutto sommato sagge, e che chi userà i visori, a un certo punto, deciderà di toglierli e di godersi il mondo così com’è. E di andare al cinema con gli amici. O di far carte false per essere presente al compleanno della figlia, per gli auguri fatti con un bacio vero.
La tecnologia non obbliga nessuno; la tecnologia è uno strumento, e sta a noi usarlo nel migliore dei modi.