“INTERNET OF THINGS: E SE INVECE LO CHIAMASSIMO INTERNET OF ME?”
LA VISIONE DI GIOVANNI BERGAMASCHI
«Internet of Things significa innovazione, capacità di inventare nuovi prodotti, reinterpretare modelli, oggetti e flussi consolidati».
«Più che Internet of Things preferisco parlare di Internet of Me, che si appoggia sul concetto dell’Economia del Noi, della We Economy, dove la tecnologia diventa sempre più qualcosa di personalizzato».
«La nostra missione è aiutare a condurre una vita più sana e più attiva, analizzando i dati delle singole performance, valorizzando gli obiettivi raggiunti e fornendo la giusta motivazione per migliorarsi».
Giovanni Bergamaschi, Regional Director Southern Europe di Fitbit, racconta come l’IoT può essere un campo d’elezione per vivere una vita più sana.
Come vede lo sviluppo dell’internet of Things nei prossimi 24 mesi in Italia?
Il concetto di Internet of Thing è ormai entrato a far parte del patrimonio comune: utilizzato la prima volta da Kevin Ashton, ricercatore presso il MIT, Massachussets Institute of Technology, nasce dall’esigenza di dare un nome a oggetti reali che, connessi a internet, interagiscono con il mondo circostante.
Internet of Things significa innovazione, capacità di inventare nuovi prodotti, reinterpretare modelli, oggetti e flussi consolidati, ed è spesso alla base della creazione delle start-up che proprio grazie alI’IoT hanno così la possibilità di offrire prodotti e servizi innovativi, e avere quindi un vantaggio competitivo sul mercato.
Secondo di dati della Ricerca sull’Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il settore ha avuto una crescita annuale del 30% arrivando nel 2015 a valere 2 miliardi di euro (+30% rispetto al 2014). A trainare questo mercato sono stati settori come quello dell’automotive, ma tra i più interessanti in termini di sviluppo futuro possiamo pensare alle Smart City e alla Smart Home, con tutte le novità in termini di domotica.
[inlinetweet prefix=”” tweeter=”” suffix=””]Ma più che Internet of Things preferisco parlare di Internet of Me[/inlinetweet], che si appoggia sul concetto dell’Economia del Noi, della We Economy, dove la tecnologia diventa sempre più qualcosa di personalizzato, di plasmato sulle esigenze del singolo, rimanendo allo stesso tempo smart, friendly e di semplice fruizione. La mia visione futura, che non credo discosti molto dalla realtà, è quindi quella di un mondo digitale sempre più personalizzato e targettizzato sulle esigenze del singolo, dove la tecnologia si declina al servizio delle necessità di ogni utente, per aiutarlo nella gestione della vita quotidiana: il mondo del «weareable» è uno degli esempi più importanti.
I dispositivi indossabili come i fitness tracker, ad esempio, aiutano a tenere traccia dei passi quotidiani, delle calorie consumate, del battito cardiaco a riposo e sotto sforzo, aiutano la respirazione, ricordano di fare piccoli movimenti durante la giornata per evitare l’eccessiva sedentarietà data dalla vita moderna. Insomma, un aiuto a mantenere il proprio benessere e la propria forma fisica con piccoli accorgimenti che tra l’altro fanno già parte delle buone abitudini quotidiane.
Quali sono i progetti principali a cui state lavorando nel 2017 in ambito IoT?
La missione di Fitbit è aiutare a condurre una vita più sana e più attiva, analizzando i dati delle singole performance, valorizzando gli obiettivi raggiunti e fornendo la giusta motivazione per migliorare sempre di più. Promuoviamo il nostro “ecosistema del benessere”, ovvero cinque comportamenti da mettere in atto per migliorare il proprio status e la propria forma fisica: essere più attivi, fare più attività fisica, mangiare in modo più sano, dormire meglio, controllare il peso e ridurre lo stress.
Sappiamo che i anche i comportamenti più semplici possono avere un impatto sulle vite delle persone e che anche una piccola modifica delle proprie abitudini può essere difficile: il nostro compito è proprio quello di fare in modo che questi cambiamenti avvengano nel modo più semplice possibile, quasi senza accorgersene.
Sappiamo inoltre che non è possibile creare un approccio al benessere e al fitness uguale per tutti – ed è qui che entra il concetto dell’Internet of Me – perché quello che può funzionare per una persona non è detto che vada bene anche per un’altra: ecco perché abbiamo deciso di creare una serie di prodotti innovativi che rispondano in maniera sempre più mirata alle esigenze dei singoli. I nostri dispositivi non solo tracker, ma fanno parte di un ecosistema perfettamente integrato: gli sforzi di Fitbit vanno nella direzione di creare un software con delle caratteristiche sempre più divertenti, utili e motivanti per tutti i nostri utilizzatori finali.
Con Fitbit abbiamo quindi la possibilità di vedere le nostre performance sul tracker, di visualizzare lo storico e il trend sull’app scaricabile sul pc o su un device mobile, decidere quali sono le notifiche utili che vogliamo avere “a portata di polso” per non essere continuamente distratti, avere a disposizione sempre nuove sfide e nuovi supporti motivazionali, per un’esperienza sempre più coinvolgente. E far parte anche di una grandissima community, che, permette di creare una sorta di «circolo virtuoso della motivazione»: abbiamo notato un incremento del 98% di persone che hanno almeno un amico nell’app Fitbit, con un aumento della motivazione che ha portato a fare oltre 700 passi in più.
Vogliamo andare a soddisfare una fascia d’utenza sempre più eterogenea e variegata, che fa del benessere un vero e proprio stile di vita: grazie al continuo lavoro sul design ci siamo, ad esempio, sempre più avvicinati a un pubblico femminile, che non cerca solamente un dispositivo tecnicamente affidabile, ma vuole un vero e proprio accessorio, bello da vedere e che si abbini perfettamente all’outfit di ogni momento della giornata, dal lavoro al tempo libero.