L’aiuto che può fornire la digitalizzazione per fare la spesa è notevole. A parte l’e-commerce e il retail, si sta facendo spazio l’esperienza del negozio autonomo. In pratica è uno spazio dove il cliente entra, fa la spesa ed esce, mettendoci un tempo considerevolmente inferiore a quello che richiede l’esperienza tradizionale di un supermarket.
Intelligenza artificiale e IoT sono i protagonisti del processo di acquisto di generi alimentari che si sta affermando in varie parti del mondo, con sempre nuove aperture.
La scorsa estate la catena di supermercati Aldi ha avviato una collaborazione con la startup israeliana Trigo, specializzata in soluzioni di computer vision. Ha dato vita a un negozio di alimentari senza cassiere alimentato dall’intelligenza artificiale a Utrecht, nei Paesi Bassi. Gli acquirenti entrano, selezionano i propri articoli ed escono senza dover fare la fila alla cassa o scannerizzare gli articoli. Trigo applica i suoi algoritmi ai sensori degli scaffali e alle telecamere montate sul soffitto che analizzano i movimenti anonimi degli acquirenti e le scelte dei prodotti. Il pagamento avviene in digitale, tramite app e smartphone. Trigo ha avviato altre iniziative in varie parti del mondo.
Ancora prima si era presentato il colosso dell’e-commerce Amazon, con Amazon Go e il sistema “Just Walk Out Shopping”. Ad Amburgo è stato da poco aperto Hoody, il primo negozio di alimentari biologici senza contanti della Germania, avviato mediante la tecnologia della startup Autonomo. Cos’hanno in comune? Tanta tecnologia e la volontà di un’esperienza di acquisto rapida ed efficace.
Il ruolo della digitalizzazione per fare la spesa
Il compito della digitalizzazione per fare la spesa è tutto sommato analogo nelle esperienze avviate tanto dal colosso big tech che dalle startup innovative: il cliente scarica l’app sul proprio smartphone e si iscrive al determinato negozio autonomo. Al suo interno sono posizionate telecamere e sensori IoT abilitati all’intelligenza artificiale. Grazie alla computer vision si tiene traccia degli articoli che i clienti mettono nel carrello o nella borsa per l’acquisto e di quelli che restituiscono agli scaffali. Gli acquirenti sono anonimi per garantire la privacy.
Ma quali sono i motivi che spingono i clienti dalla spesa tradizionale a quella tecnologica? Tagliare i tempi ed evitare di stare troppo tempo in uno spazio affollato sono due ottime ragioni. La pandemia ha amplificato la disponibilità agli acquisti online, compresi i generi alimentari.
Come spiega McKinsey, il principale trend che spinge verso l’acquisto digitale
“è che l’e-commerce ha attirato sempre più acquirenti dai negozi di alimentari tradizionali. L’orientamento alla convenienza e alla sicurezza ha alimentato l’ascesa di nuovi modelli di consegna, rendendo meno netti i rigidi confini delle quattro mura del negozio tradizionale”.
Secondo le stime della società di analisi, il 20-40% del volume del commercio elettronico di generi alimentari potrebbe essere realizzato in luoghi alternativi. “La perdita di questo volume metterà a dura prova l’economia di molti negozi. I consumatori che continuano a fare acquisti in negozio sono già alla ricerca di un’esperienza diversa: l’adozione del self-checkout è aumentata di quasi il 20% dall’inizio della pandemia”.
Dai big tech alle startup: la tecnologia si fa spazio
Così si fa spazio la tecnologia e la digitalizzazione per fare la spesa. Tra i pionieri c’è Amazon, come detto, e il suo sistema “Just Walk Out Shopping” che utilizza computer vision, sensori IoT e deep learning per consentire un’esperienza senza cassa. Il colosso dell’e-commerce, sperimentata la tecnologia (nel 2018 ha aperto il suo primo store con questa tecnologia) la offre ai rivenditori di terze parti.
Tuttavia, altre realtà si stanno facendo spazio: sono le startup, come la californiana AiFi, che ha messo a punto un sistema per fare la spesa in un “negozio autonomo” affidandosi a tecniche di intelligenza artificiale. Al suo sistema è interessato il Gruppo Żabka, la più grande catena di minimarket in Polonia con oltre novemila punti vendita. Il Gruppo Żabka ha già lanciato 25 negozi alimentati dall’intelligenza artificiale chiamati Żabka Nano: niente cassieri, code o contanti. La forza di AiFi è quella di lavorare sull’esistente, riqualificando un negozio tradizionale riadattandolo, potendo anche movimentare gli scaffali e promettendo una flessibilità significativa.
Microsoft è divenuta partner di AiFi e tramite Microsoft Cloud for Retail, Smart Store Analytics. Fornisce ai rivenditori che utilizzano la tecnologia di AiFi analisi degli acquirenti e delle operazioni per le loro flotte di “negozi smart”.
Dal NEGOZIO bio al colosso tedesco della Gdo: tutti puntano al negozio autonomo
Anche la startup Autonomo, di cui abbiamo accennato all’inizio, fornisce un’esperienza smart all’acquisto mediante il suo primo negozio Hoody. Tramite il software tiene traccia degli acquisti di prodotti in tutto il negozio e può adattare l’offerta di prodotti in base alla domanda dei consumatori, alle tendenze locali e alle offerte speciali.
Che dire, poi, di Trigo, che propone la propria tecnologia a diversi retailer europei? Abbiamo citato Aldi, nei Paesi Bassi, ma va anche segnalato Tesco, il più grande rivenditore di generi alimentari del Regno Unito, che ha lanciato la sua prima struttura autonoma – alimentata da Trigo – nel suo negozio di punta senza contanti, il Tesco Express, nel centro di Londra. In Germania, la catena di alimentari REWE ha aperto un negozio ibrido senza cassiere a Colonia.
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