Per essere Smart, ci vuole un futuro

Smart City, si sa, significa futuro.
E il futuro dipende da come trattiamo il nostro pianeta.

Dal momento che le Smart City sono luoghi del pianeta Terra, la salute di quest’ultimo è essenziale per il loro sviluppo. Dopotutto, che città sarebbe quella in cui ci si approvvigiona di energia come si è fatto nell’ultimo secolo? Dove sarebbero la visione, l’innovazione e la voglia di futuro che alimentano il senso dell’essere Smart?

Un passo indietro: Parigi

Partiamo da queste domande per riflettere brevemente, oggi, su una cosa terminata un mese fa, più o meno: la Conferenza di Parigi; o #COP21, come veniva indicata sui social nei giorni del suo svolgimento. Si è discusso, come molti sanno, di clima, di sviluppo sostenibile e di come evitare, nemmeno su un termine troppo lungo, di estinguerci rendendo invivibile l’unico luogo noto nell’universo in cui l’uomo possa esistere.

Da quei giorni di discussione, anche accesa, tra i rappresentanti di centinaia di Paesi è nato un documento, che possiamo sintetizzare così.

Quattro punti essenziali

1) I Paesi si impegnano a contenere l’aumento di temperatura sulla Terra sotto i 2 °C, facendo di tutto per un risultato ancor migliore: stare sotto la soglia di 1,5 °C.

2) Interrompere l’incremento di emissioni di gas serra il prima possibile. In seguito – nella seconda metà del XXI secolo – raggiungere un punto in cui nuovi gas serra saranno prodotti in una quantità tanto bassa da essere assorbita naturalmente.

3) Monitorare ogni cinque anni lo stato dell’arte, grazie a nuove Conferenze come quella parigina.

4) Finanziare i Paesi più poveri con 100 miliardi di dollari all’anno, per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti.

Un primo strumento

Questo disegno è ambizioso, terribilmente impegnativo ma inevitabile se vogliamo che i nostri figli e nipoti abbiano un futuro. La successiva domanda è: come fare per realizzare almeno i primi tre di quei punti? Una prima risposta è: controllare l’emissione energetica degli edifici. A riguardo, strumenti come le città digitali 3D possono essere decisivi.

Il caso di Washington, che vi invitiamo ad approfondire, è molto interessante. Oltre che essere un buon punto di partenza.