Da Kitt a Google Car, l’auto che si guida da sola è già qui

Chi ha intorno ai quarant’anni d’età ricorderà sicuramente Kitt, il cursore rosso sul suo frontale, David Hasselhoff che la chiamava e lei che rispondeva e correva in suo aiuto. In altre parole, chi ha intorno ai quarant’anni ricorderà sicuramente Supercar, il telefilm che ha tenuto migliaia di ragazzini incollati alla tv nei pomeriggi dopo la scuola.

Vedevamo Kitt e sognavamo che l’auto di papà – fosse anche un classicissimo Volkswagen Maggiolino, come nel caso di chi scrive – potesse comportarsi come quella spettacolare Pontiac Firebirds Trans Am. Avrebbe potuto limitarsi a essere un’amica fidata con cui chiacchierare durante i viaggi: non c’era bisogno di arrestare delinquenti, a meno di non avere un genitore poliziotto.

Non si parlava allora di Smart City: era la metà degli anni ’80, e se pensavamo al futuro ci vedevamo come Marty McFly sulla DeLorean rivista da «Doc» dopo essere stato nel… 2015! In cuor nostro però sapevamo che Kitt, saldamente ancorata alla strada, era un’ipotesi più realistica delle auto volanti; futuribile, ma vera. E infatti, Kitt è arrivata.

 

Non è una Pontiac, ma…

Una rivoluzione dalle tante forme

È giunta a noi in altre forme: positive, familiari o innovative. Ma c’è: dalla nuovissima Volvo XC90 alla Tesla di Elon Musk, da BMW a Mercedes fino alla tanto chiacchierata Google Car la self driving car è una soluzione con la quale siamo chiamati a confrontarci. Ecco allora cinque cose da sapere per chiarirsi le idee su una protagonista della Smart Mobility.

1 – Sono il presente

È bene ribadirlo: le auto che si guidano da sole non sono il futuro. Sono il presente. Possiamo definirle come auto dotate di funzioni che consentano di accelerare, frenare e curvare senza interazione con il pilota, o con un’interazione limitata. Ci sono già e sono anche in commercio, tenendo conto di quel che diremo al punto successivo.

2 – Due tipi di auto

Queste auto si dividono in due gruppo: semi-autonome o del tutto autonome. Queste ultime possono muoversi (con o senza passeggeri a bordo) da un punto di partenza a uno di arrivo senza alcuna interazione con il pilota. Possono farlo su ogni tipo di situazione stradale (città, campagna, fuoristrada). Ecco, queste auto ora non ci sono, ma arriveranno nel 2019.

self-driving-cars-BI-intelligence3 – Quante saranno?

Le auto che si guidano da sole, di entrambe le categorie accennate, saranno circa 10 milioni entro il 2020. Lo dice un approfondito report di BI intelligence. Qui accanto vedete la curva di diffusione secondo le previsioni. Tanto ottimismo non può non basarsi su calcoli accurati.

4 – Il loro maggior beneficio

L’idea di strade popolate da auto che vanno da sole vi inquieta? Bene, non dovete. Il maggior beneficio della loro diffusione è proprio avere strade più sicure e, di conseguenza, meno incidenti. Il gruppo KPMG ha effettuato un calcolo, stimando che in Gran Bretagna questo tipo di vettura porterà ad avere 2500 decessi in meno tra il 2014 e il 2030.

5 – Qualche problema ancora da risolvere

La diffusione di che appare come una cosa da avere il prima possibile incontra, al momento, un unico vero ostacolo: i costi. Ora sono molto alti e non consentono alle self driving cars di diventare un prodotto di massa. Affinché ciò accada, oltre alla riduzione di quei costi è necessario anche che siano emanate regole chiare su alcune delle funzioni di quelle auto, e su come integrarle nel traffico di auto guidate da persone in carne e ossa. Se, per fare un esempio banale, facessimo un incidente con un’auto priva di conducente, di chi sarebbe la responsabilità? E chi compilerebbe il CID?

 

L’auto che si guida da sola: la compreresti?

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