Il quantum computing rappresenta una frontiera tecnologica su cui c’è un interesse crescente. Anche a livello di previsioni di mercato, si stima a livello mondiale un valore che dagli 866 milioni di dollari di quest’anno raggiungerà i 4,3 miliardi entro il 2028, secondo Marketsandmarkets.
L’Europa ha compreso l’importanza di rivolgere attenzione sul tema, contando su una tradizione pluriennale nella ricerca quantistica. Per questo ha inteso sviluppare una base comune di ricerca e per affrontare questa sfida, nel 2018 ha lanciato la Quantum Technologies Flagship, un’iniziativa di ricerca su larga scala e a lungo termine con un budget di 1 miliardo di euro finanziata dall’UE che riunisce istituti di ricerca, industria e finanziatori pubblici, consolidando e espandere la leadership scientifica e l’eccellenza europea in questo campo.
Tutti questi sono segnali chiari del valore attribuito al quantum computing, che promette di trasformare il mondo del business in molteplici settori e campi d’applicazione.
L’Italia, a questo proposito, a che punto è? Una risposta l’ha fornita l’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano. Da quanto evidenziato di recente il mercato italiano è ancora alle fasi iniziali: i primi passi sono stati fatti e il traino del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) con più di 140 milioni può essere un volano importante per uno sviluppo di progetti e azioni dedicate. Tuttavia c’è da fare ancora molto in termini di aziende e di ricerca e sviluppo.
Cos’è il quantum computing e a che punto è in Italia
Il quantum computing è un nuovo approccio al calcolo che utilizza i principi della fisica fondamentale per risolvere molto rapidamente problemi estremamente complessi.
Tecnicamente parlando, è un’area dell’informatica focalizzata sullo sviluppo della computer technology basata sui principi della teoria quantistica, che spiega il comportamento dell’energia e della materia a livello atomico e subatomico.
I computer quantistici hanno il potenziale per rivoluzionare il calcolo rendendo risolvibili alcuni tipi di problemi classicamente non trattabili.
Sul fronte quantum computing, l’Italia dimostra di muovere i primi passi verso la creazione di un ecosistema nazionale dedicato, grazie al ruolo del PNRR e dal crescente interesse di alcune imprese di notevole dimensione (lato domanda).
Certo, ci si potrebbe attendere di più, leggendo quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio:
“i fondi stanziati dal Governo italiano per investire in tecnologie quantistiche si rivelano ancora inadeguati e, al netto di alcuni casi, la maggior parte delle aziende del Paese stanzia budget residuali (tra i 50.000€ e i 150.000€), senza una strategia di medio-lungo termine”.
Se si considerano gli investimenti nazionali l’investimento privato è inferiore a 6 milioni di euro. L’entità è limitata anche in confronto col contesto internazionale, dove il mercato del quantum computing oggi è – come detto – stimato tra 800 e 900 milioni di euro.
I Fondi pubblici hanno permesso di avviare due iniziative di riguardo: il Centro Nazionale HPC, Big Data e Quantum Computing, che può contare su un budget totale di 320 milioni di euro; il partenariato esteso NQSTI – National Quantum Science and Technology Institute (116 milioni di euro di budget). Il primo intende promuovere la creazione di una rete di collaborazione tra centri di ricerca, università e aziende. L’obiettivo di NQSTI è promuovere attività di ricerca fondamentale competitiva nella Quantum Science.
Fondi stanziati: lo stato dell’arte
“Nonostante si tratti di un importante punto di partenza”, rileva lo stesso Osservatorio Quantum Computing & Communication, “i fondi governativi sulle tecnologie quantistiche nel nostro Paese sono ancora insufficienti”: sono stati stanziati oltre 140 milioni di euro su un orizzonte triennale. È una cifra che, confrontata ad altri Paesi dove sono stati stanziati miliardi di euro su 5-10 anni. La Germania ha pianificato investimenti per 3 miliardi in diverse iniziative tra il 2018 e il 2028. La Francia, già nel 2021, attraverso il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato un “piano quantistico” del valore di circa 1,8 miliardi di euro nei successivi cinque anni.
C’è da fare ancora molto, anche in termini di filiera dell’offerta e dell’innovazione: “sono poche le startup nazionali in ambito quantum computing”.
Quantum computing: l’ecosistema internazionale e le aziende italiane attive
A livello di ecosistema internazionale, la filiera del QC nel mondo conta su un mercato dell’offerta, in termini di aziende, startup e scale-up attivi lungo tutto lo stack tecnologico di 250 realtà attive, costituite per il 70% da nuove iniziative imprenditoriali focalizzate espressamente su questo campo.
Sono attori impegnati in varie parti, spaziando dall’hardware alle piattaforme di sviluppo e agli ambienti middleware, fino al software e agli algoritmi.
“Il 56% di questi nuovi business è stato finanziato nel corso degli ultimi 5 anni per un totale di 4,6 miliardi di dollari raccolti, di cui 1,2 stanziati dal 2022”.
Dal punto di vista della domanda, diverse grandi aziende leader in numerosi settori stanno investendo in queste tecnologie. Come segnala ancora l’Osservatorio:
“gli annunci di progetti di sperimentazione sul quantum computing nel 2023, per un totale di 151 progetti (+50% negli ultimi due anni) realizzati da 108 aziende. Tra i settori più prolifici per numero di progetti troviamo quello finanziario, il chimico-farmaceutico, l’automobilistico e quello energetico”.
Per quanto riguarda il contesto nazionale, sono attive diverse grandi aziende: “il 24% di esse ha avviato i primi passi nel percorso di quantum readiness”.
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