Non è molto tempo – circa dieci anni – che si parla con insistenza di Industry 4.0 ma già sembra giungere l’ombra lunga di una nuova rivoluzione: l’Industria 5.0. Ulteriore segno di come l’incedere del 4.0 abbia subito un’accelerazione decisiva con l’arrivo della pandemia, tanto da proiettarsi già verso una declinazione futura. In questo periodo di emergenza sanitaria molte aziende hanno più o meno forzosamente rivisto l’intero aspetto operativo, dai processi interni passando alla relazione con il cliente, sfruttando le nuove tecnologie digitali. Nemmeno il tempo di ambientarsi però che sta per arrivare il 5.0.
L’eredità dell’Industria 4.0
Per capire a fondo cos’è l’Industria 5.0 bisogna fare un passo indietro. L’Industria 4.0 ha portato con sé concetti come automazione, digitalizzazione e interconnessione tra uomo e macchina. Il tutto è stato possibile grazie al potenziamento di tecnologie rivoluzionarie come l’IoT, l’Intelligenza Artificiale, i Big Data e il Cloud Computing. Un avanzamento “robotico” che sicuramente ha portato molti addetti a storcere il naso, impauriti dallo spettro della sostituzione del lavoro umano con le macchine. Ma nella realtà la paura si sta mostrando forse infondata e l’Industria 5.0 è pronta a dimostrarlo.
Industria 5.0: cos’è
Potremmo definire l’Industria 5.0 come l’Industria Collaborativa, perché cooperazione e collaboration tra uomo e macchina saranno al centro di questa rivoluzione idealistica. Una revisione della concezione – ormai già pronta per essere superata – che vede i due protagonisti in eterno conflitto. A sostenere queste teorie vi è lo sviluppo sempre più deciso dei cobot, i cosiddetti robot collaborativi in grado di cooperare con gli umani nello stesso spazio di lavoro. Il nodo di tutto è sempre la qualità. In un mondo dove la customizzazione è ormai imperante non può venire a mancare l’aspetto qualitativo. Se i robot presentano enormi capacità operative a livello quantitativo, difficilmente possono agire con precisione sulla qualità. Ecco quindi che la collaborazione tra uomo e robot, continua e proficua, diventa determinante per garantire il giusto vantaggio competitivo alle aziende.
Il nuovo operatore nell’Industria 5.0
L’Industria 5.0 finisce così per spingere e sostenere un concetto già affrontato nel 4.0: al centro di tutto ci saranno le competenze e le specializzazioni. I lavoratori non verranno sostituiti e nemmeno declassati. Al contrario saranno offerte loro posizioni più sostenibili dal punto di vista fisico e più stimolanti a livello professionale. Ovviamente in un tal contesto diventerà determinante la formazione ad ogni livello, sia personale che aziendale.
I nuovi pilastri dell’economia
Se l’Industria 4.0 ha posto come pilastri imprescindibili la digitalizzazione, l’automazione e l’interconnessione, l’Industria 5.0 fa un ulteriore passo avanti. Interiorizzati gli insegnamenti del 4.0, nel 5.0 diventano centrali argomenti come la sostenibilità e la resilienza. La sostenibilità diventa un obiettivo ancora più plausibile proprio grazie alla tecnologia e alla possibilità di declinarla all’interno di un’economia circolare, dove gli sprechi si riducono al minimo e la produzione è volta a soddisfare i bisogni del presente senza impattare sul futuro. La resilienza è una conseguenza diretta della ricerca sostenibile e del nuovo rapporto uomo-macchina di cui abbiamo discusso nel paragrafo precedente. Più un’azienda si mostra capace di sfruttare la digitalizzazione per dar vita ad un’economia circolare, maggiore è la sua capacità resiliente, sia dinanzi ad ipotetici eventi traumatici, sia nel garantire prosperità al sistema economico e alle generazioni future.
Comments are closed.