Botticelli Reimaginated
Le opere di Tomoko Nagao reinterpretano in chiave cool (“kawaii”) i classici dell’arte come Caravaggio, Tiziano, Botticelli, Hokusai, rivisitati e contaminati con brand globali come Sony, Coca Cola, Barilla, Play Station PSP i cui prodotti vengono utilizzati dall’artista come allegoria della nostra epoca, in stile “superflat”, la corrente postmodernista di Takashi Murakami e Nara Yoshitomo, suo maestro.
Dal Giappone all’Italia.
Tomoko Nagao, la più importante esponente dell’Arte MicroPop e SuperFlat in Italia, ci racconta come anche l’arte puo’ abilitare una smart city, e non solo.
Utilizzare il computer come fosse una matita, a patto che chi muove le dita sulla tastiera abbia l’unica cosa che non può essere sintetizzata: la creatività.
Lei è Tomoko Nagao, classe 1976, attualmente ospitata con la sua opera The birth of Venus after Botticelli all’interno della mostra “Botticelli Reimaginated” a Londra, al Victoria and Albert Museum.
Tomoko la vuole kawaii
Arte, riqualificazione degli spazi urbani e libertà
Dagli studi classici presso il prestigioso Chelsea College of Art and Design di Londra alla street art, passando per la grafica vettoriale, Tomoko, la tua arte è poliedrica, sia per i soggetti che per le tecniche utilizzate.
Raccontaci il tuo rapporto con la tecnologia nel tuo lavoro artistico.
La tecnologia nella mia arte è uno strumento abilitante, tanto quanto il pennello. Per realizzare le mie opere utilizzo tutte le tecniche, dal più classico olio su tela, fino all’arte vettoriale e computer grafica 3D, di cui potete vedere un esempio nella mia interpretazione della “Nascita di Venere”.
Questo lavoro è la mia prima opera modellata in 3D e animata in Cinema 4D. Il messaggio che trasmetto con le mie opere è sempre coerente con il mio pensiero, ma mi piace sviluppare lo stesso concept utilizzando differenti tecniche di realizzazione.
Non solo, spesso nel mio processo artistico trovo molto più efficace aprire il computer e fissare la mia idea utilizzando la tecnica vettoriale con Illustrator e Photoshop, per poi rielaborarla in maniera più immediata in base alla mia creatività, piuttosto che farlo su carta. Lo so, sono una rarità rispetto alla mia generazione, la generazione X, la cui formazione artistica accademica si è basata sull’utilizzo di strumenti tradizionali.
Forse fra 10 anni questo processo creativo sarà considerato normale, a patto che l’istituzione scolastica si avvalga di docenti con un approccio meno conservatore rispetto a cosa considerare “arte”.
La generazione Millennial, ma anche i ragazzi di vent’anni di oggi, sono già pronti nella pratica, perché queste tecnologie le utilizzano già in molti aspetti della propria quotidianità.
Come la tua arte puo’ rendere “smart” una città?
Aiutando la riqualificazione di spazi urbani, per esempio.
Da circa 10 anni nelle mie esplorazioni artistiche, ho iniziato a disegnare murales con la tecnica della street art.
In giro per Milano ci sono molti esempi delle mie opere.
La campagna più attuale alla quale ho preso parte è EnergyBox2015 voluta dal Comune di Milano con il supporto di A2A ed altri Partner, nata da un’idea di Atomo, al secolo Davide Tinelli, uno dei primissimi writers italiani, per la riabilitazione al bello di 150 centraline dei semafori di Milano: anonime scatole grigie sono state trasformate in opere d’arte. EnergyBox è inserito nel progetto Urban Art Renaissance, che trasformerà il capoluogo lombardo nella prima galleria metropolitana a cielo aperto d’Europa.
Lo stesso era accaduto poco tempo fa per la riqualificazione di un parco nei pressi di Paolo Sarpi: un intero muro era stato dipinto
grazie alla collaborazione di diversi artisti. L’obiettivo era stato raggiunto, grazie al flusso di persone che si recavano ad ammirare l’opera, per fotografarla e ricondividerla via social networks. Purtroppo, però, il muro è stato poi abbattuto dalla proprietà dell’immobile senza preavviso.
Fare arte in strada è smart, perché la libera e la rende fruibile ad un pubblico infinitamente più vasto rispetto alle mura di un museo. In Giappone iI settore pubblico supporta economicamente gli artisti che fanno wall paintings perché viene considerata arte a tutti gli effetti. In Italia il processo è avviato, ma ci vorranno ancora diversi anni affinchè in questo paese la street art possa essere definita un “museo a cielo aperto”.
In Giappone esiste una città che sta richiamando l’attenzione degli artisti, Yokohama, e questo grazie agli investimenti effettuati dal Governo in questa direzione. Costo della vita basso per gli studenti, spazi laboratorio artistici, di cinema e di design finanziati dallo Stato.
Quali servizi o tecnologie rendono “intelligente” una città per te?
Una volta all’anno torno in Giappone. La mia città è Nagoya, una grande città, la quarta del Paese, tanto che Toyota l’ha scelta per il suo headquarter. Ha ospitato anche l’Expo in passato.
In Giappone la tecnologia in vari aspetti della vita di tutti giorni è molto differente da qui. Per esempio negli ospedali, le persone anziane che hanno difficoltà a deambulare autonomamente, riescono a camminare grazie a due piccoli robot che indossano ai loro piedi: questo è smart city!
Mia zia abita in un paese di montagna difficile da raggiungere; nonostante ciò ogni mattina ha una visita medica utilizzando il computer.
Misura la pressione, il sistema nervoso, tutto gratuitamente perché è un servizio di assistenza dello Stato.
Inoltre una volta alla settimana parla con il suo dottore via skype, perché previsto per legge per tutte le persone oltre i 65 anni, sempre gratuitamente.