Il rapporto tra Generative AI e imprese è sempre più stretto. Lo confermano due recenti analisi: uno studio condotto da SAP Insights evidenzia che quasi sei medie imprese in Italia attribuisce una priorità alta all’adozione della GenAI; il report “State of Generative AI in the Enterprise”, sondaggio trimestrale del Deloitte AI Institute, mette in luce che il 67% delle imprese intervistate stanno investendo significativamente in questa tecnologia.

La rilevanza dell’utilità dell’intelligenza artificiale generativa arriva anche da Gartner. La società di ricerca e analisi ha messo in luce che i primi utilizzatori di GenAI in tutti i settori e nei processi aziendali stanno segnalando una serie di miglioramenti aziendali che variano in base al caso d’uso, al tipo di lavoro e al livello di competenza del lavoratore. Secondo un sondaggio svolto nel 2023, gli intervistati hanno segnalato un aumento del fatturato del 15,8%, un risparmio sui costi del 15,2% e un miglioramento della produttività del 22,6% in media.

Generative AI e imprese italiane: è alta la considerazione delle capacità dell’AI

Le imprese stanno dando priorità alla Generative AI. Da quanto emerge dallo studio svolto da SAP Insights, intitolato “Mid Market and business priorities”, che ha visto coinvolte più di 12mila aziende in tutto il mondo e più di 330 in Italia, il 58% delle medie imprese italiane (con almeno 250 dipendenti e fino a 1500) sondate attribuisce una priorità elevata. Se si considerano anche le imprese che assegnano una priorità moderata, la percentuale sale al 91%. Da quanto si legge:

 “In generale, gli investimenti in tecnologia e strumenti innovativi vengono percepiti dalle aziende italiane di medie dimensioni come la strategia corretta per diventare organizzazioni resilienti, specialmente in momenti di incertezza economica come quelli attuali (36% del campione), seguita dall’innovazione del business (34%)”.

Il 51% delle imprese italiane intervistate attribuisce una priorità elevata all’intelligenza artificiale per creare innovativi modelli di business e nuove fonti di entrate. Ciò che emerge è la forte considerazione dell’AI come leva capace di sbloccare una quantità significativa di potenziale in molte aree dell’organizzazione. Secondo la metà del campione, l’AI avrà un impatto elevato sui processi di supply chain e logistica, sulla sicurezza dei dati e della privacy, poco meno della metà (47%) ritiene che l’avrà sui percorsi di formazione e lo sviluppo delle competenze dei dipendenti. Il 46% ritiene che avrà significativi riflessi sul processo decisionale e sui processi aziendali, rendendoli più agili e adattivi.

L’aspetto più interessante è che l’intelligenza artificiale è sfruttata già oggi da una fetta importante di imprese. Qualche esempio: il 43% del campione la impiega per rilevare frodi, il 42% per pianificare investimenti e per sviluppare previsioni e bilanci o per automatizzare i processi di assunzione.

Gestione dei dati: croce e delizia delle imprese

L’importanza data alla Generative AI dalle imprese è alto. Lo conferma quanto emerge dal report trimestrale di Deloitte: il 63% dei dirigenti senior e il 53% dei membri dei CdA manifesta un interesse elevato o molto elevato. Al centro c’è una consapevolezza sempre maggiore sul valore dei dati: tre quarti delle organizzazioni afferma di aver aumentato i propri investimenti tecnologici nella gestione dei dati grazie alla GenAI. Le sfide non mancano: il 55% delle organizzazioni intervistate ha scelto di approcciare con cautela determinati casi d’uso della GenAI, evidenziando l’importanza di affrontare le problematiche relative ai dati.

Su questo tema si nota, da parte di un terzo circa del campione (37%) la mancanza di dati di qualità. Inoltre le aziende midmarket italiane hanno dichiarato che i maggiori rischi per la loro organizzazione derivanti dall’AI sono l’agire sulla base di dati errati (35%)

Rischi ed entusiasmo: i sentimenti opposti della GenAI

L’entusiasmo generato dalla Generative AI nelle imprese non cala, anzi. In molte organizzazioni si intuiscono le opportunità potenziali dall’intelligenza artificiale generativa: secondo McKinsey, essa potrebbe aggiungere all’economia una somma tra 2600 e 4400 miliardi di dollari l’anno, superiore al PIL del Regno Unito.

Non mancano, certo, gli elementi critici. Dal campione della ricerca Deloitte, si evidenziano tre ostacoli principali all’implementazione della GenAI: la gestione del rischio, tra cui le “preoccupazioni per la conformità normativa” (36%), la “difficoltà di gestione dei rischi” (30%) e la “mancanza di un modello di governance” (29%). Inoltre, non mancano timori sui pregiudizi e l’allucinazione dei modelli, i problemi legati alla privacy e alla fiducia degli utenti.

Chi sta puntando maggiormente sulla intelligenza artificiale generativa: Cina, USA e UK

Tuttavia, sono sempre più numerose le organizzazioni di tutto il mondo che stanno già utilizzando e investendo su di essa. Secondo un recente studio condotto da Coleman Parkes Research e promosso da SAS, il Paese che sta puntando forte sulla GenAI è la Cina. I decision maker aziendali cinesi affermano che l’83% delle loro organizzazioni la sta già impiegando nelle proprie attività. A seguire, a una certa distanza, c’è il Regno Unito (70%), gli Stati Uniti (65%) e l’Australia (63%). Le organizzazioni USA, però, sono più avanzate in termini di maturità e di completa implementazione, con il 24% rispetto al 19% della Cina e all’11% del Regno Unito.

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