Solamente un anno fa, prima della pandemia, il panorama imprenditoriale italiano si rivelava ancora molto poco digitale rispetto alla media europea. Con il lockdown, nel giro di 3 mesi, molte aziende hanno modificato il loro modo di lavorare. Smart working, riunioni virtuali in videoconferenza, condivisione di documenti online, procedure elettroniche, shop online sono diventati sistemi di uso quotidiano.
Il decreto del 23 febbraio 2020 a favore dell’home working e dello smart working ha dato una spinta alla digitalizzazione della realtà italiana. Leggendo i dati del Ministero del Lavoro, prima dell’emergenza i lavoratori dipendenti che usufruivano dell’autonomia nel luogo e negli orari di lavoro erano poco più di mezzo milione (dato già cresciuto del 20% rispetto al 2019). Ebbene, con l’emergenza Covid il dato è raddoppiato. Ma il potenziale è ben superiore (si stima che si potrebbe arrivare a ben otto milioni). Il “lavoro da casa” si è rivelato un’opzione positiva per molti lavoratori e anche per le aziende, specialmente quelle medie e grandi.
Come affrontare l’innovazione digitale
Progettare la trasformazione digitale oggi è un’ottima occasione per rivedere i processi interni e ridisegnarli in maniera differente. Il consiglio in questo caso è sforzarsi di diventare il più possibile “paperless”, che non vuol dire semplicemente eliminare la carta, ma anche riponderare la forma e il flusso dei documenti in modo che abbiano senso in formato digitale. È altresì fondamentale garantire la maggior semplicità possibile nelle interfacce dei tool per ridurre i costi di formazione e re-training interni, e stabilire delle regole chiare e condivise su quali strumenti possono essere utilizzati e da quali dipendenti dell’azienda.
Più in generale, la trasformazione digitale non è tecnologica ma processo culturale: la tecnologia è piuttosto un fattore abilitante. Pertanto, è necessario cambiare la mentalità e ridisegnare i processi. L’incrocio tra la maturità delle tecnologie cloud di nuova generazione e l’emergenza coronavirus è una grandissima opportunità per cambiare mentalità nelle imprese italiane. Soprattutto visto che la più grande resistenza, cioè quella dei dipendenti, è al minimo storico perché tutti hanno provato per settimane cosa vuol dire usare strumenti diversi e più leggeri.
Investire nel Cloud
Il primo e più importate punto di svolta è l’architettura IT: quale cloud usare o almeno, quali asset aziendali rendere disponibili da remoto. La parola chiave che le aziende devono imparare adesso è “resilienza” e quelle che possono impiegare canali digitali e sono attrezzate per sostenere in maniera sicura questi carichi hanno dimostrato di essere le più resilienti. L’importante è sfruttarli. E questo è il periodo migliore per progettare una trasformazione digitale articolata, perché il management adesso è chiaramente molto più sensibile a questi temi.
La scelta dell’architettura e dei fornitori di servizi sono fondamentali: cloud pubblico, cloud privato, una forma di cloud ibrido che permetta di utilizzare servizi di cloud pubblico e on premises. Senza dimenticare di valutare anche l’eventualità di una soluzione multi cloud. Qualunque sia il modello scelto, alla base della scelta ci sono tecnologie che sono diventate chiave: applicazioni web cloud-native, sviluppate in ambienti serverless, con pratiche di DevOps e SRE che permettono all’azienda di essere più competitivi sia per la velocità di implementazione delle nuove soluzioni che per la loro modifica o trasformazione.
Vendite online e CRM
Il CRM è ideale per raccogliere i dati inerenti ai propri clienti, segmentarli a seconda di diverse caratteristiche ed abitudini di acquisto, inviare messaggi ed offerte personalizzate e poter instaurare con loro una relazione di fiducia.
Per quanto riguarda gli e-commerce, la quasi totalità delle imprese che hanno utilizzato sistemi di vendita online li manterranno anche in futuro, avendo gradito la possibilità di mantenere un servizio continuativo (ossia vendere anche se l’azienda è chiusa, come verificatosi durante i mesi di lockdown) e verificato inoltre rilevato un aumento delle vendite. Lo stesso si può dire anche per piccole realtà che hanno adottato semplici strumenti come le ordinazioni online e la consegna a domicilio.
Il problema di molte piccole e medie imprese è che spesso non hanno il giusto know-how per affrontare correttamente la digital transformation. Per questo motivo, risulta fondamentale essere affiancati da professionisti in grado di analizzare il singolo business aziendale ed implementare un piano di trasformazione digitale studiato ad hoc e progettato per produrre le migliori performance.
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