Quando nel 2011 Marc Andreessen, tra i più importanti imprenditori informatici americani, dichiarò “Il software sta mangiando il mondo” sembrava quasi un’esagerazione. Ma al tempo i social avevano appena iniziato la loro trasformazione in colossi e il cloud computing era solo una tecnologia emergente. In ogni caso i CIO di molte aziende stavano già riorganizzando le proprie idee e studiando come ristrutturare le proprie posizioni. A posteriori Andreessen ebbe però la giusta intuizione, tanto che nel 2015 il concetto era già da ampliare: non era il software a mangiare il mondo, ma il software Open Source.
Cosa è successo negli anni a seguire?
Con la crescita delle applicazioni le aziende hanno concentrato sempre più gli sforzi per diventare direttamente produttori di software. I CIO hanno quindi smesso di rivolgersi a terzi ed hanno cercato di implementare laboratori innovativi all’interno della propria realtà. È ovvio che per soddisfare le richieste dei clienti non è abbastanza creare specifiche applicazioni, bisogna anche essere in grado di farle funzionare. Come? Sfruttando le qualità dell’Open Source. Per garantire il corretto funzionamento delle applicazioni, che spesso necessitano di mantenere i servizi aziendali sempre attivi, le aziende si stanno affidando sempre più al Cloud Ibrido, unendo i servizi cloud pubblici ai data center on-premise.
Le nuove competenze dei CIO
E’ chiaro come in questo contesto la figura del CIO, Chief Information Officer, diventi sempre cruciale. Non solo a livello di competenze, ma anche di capacità strategica. La supervisione del CIO deve riguardare più aspetti e di diversa estrazione: l’analisi degli aspetti hardware, delle applicazioni, degli ambienti virtuali e dei servizi cloud esistenti. L’obiettivo, anche per i fornitori di servizi Cloud, è quello di fornire alle aziende (e ai rispettivi CIO) la possibilità di agire in completa autonomia a livello di piattaforme, strumenti e processi.
Le criticità dell’attività del CIO
Ecco quindi che le scelte strategiche del CIO diventano cruciali. Sono molteplici gli ostacoli da affrontare nel percorso informatico di un’azienda e la più grande capacità è quella di riuscire a prevedere le criticità sul lungo periodo. Non solo, altre tematiche come la conformità alle normative di settore e un’analisi dettagliata dei costi sono componenti fondamentali della nuova attività del CIO. Per esempio un’azienda potrebbe puntare tutto su una struttura Cloud autonoma, dotandosi di un’enorme data center, ma deve comunque valutare i costi significativi che comporta fornirsi di una forza lavoro IT altamente qualificata.
Perché si adotta sempre più il Cloud Ibrido
È per questi motivi che molte realtà stanno preferendo sempre più un approccio ibrido, che possa garantire il giusto equilibrio tra il rendimento tecnologico e l’esborso economico. Ma non è tutto. Il Cloud Ibrido permette anche di supportare la crescente responsabilità del CIO, che deve essere in grado di sviluppare e gestire un carico di lavoro sempre più oneroso.
Queste previsioni stimoleranno nel prossimo futuro un’ondata di soluzioni IT in grado di funzionare alla perfezione sul Cloud Ibrido, in modo che i CIO, nuovi operatori cloud qualificati interni all’azienda, possano eseguire qualsiasi carico di lavoro, da qualunque posizione e nel momento più opportuno.
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