Che ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI, abbia smosso le acque del settore dell’Intelligenza Artificiale conversazionale grazie alle sue capacità espressive che vanno ben oltre le risposte canoniche degli altri chatbot, è evidente.
Ma la risposta dei big della Silicon Valley, e di Google in particolare, non è tardata ad arrivare: a febbraio di quest’anno, infatti, il CEO di Google e Alphabet Sundar Pichai ha introdotto Bard, il chatbot basato su LaMDA (Language Model for Dialogue Applications).
Bard: come funziona
Il chatbot di Google è ancora in fase di sperimentazione e il suo scopo è usare informazioni presenti sul web per fornire risposte aggiornate e realistiche.
La versione Beta, al momento, è basata su una versione semplificata di LaMDA in quanto, richiedendo una potenza di calcolo drasticamente inferiore, consente ai programmatori di far usare Bard a più persone contemporaneamente e ricevere così più feedback e suggerimenti.
L’obiettivo è quello di combinare l’ampiezza della conoscenza mondiale con l’intelligenza, la potenza e la creatività dei grandi modelli linguistici, garantendo al tempo stesso un livello elevato di qualità, sicurezza e fondatezza delle informazioni e delle risposte, superando quindi i limiti che ha oggi ChatGPT.
Differenze con ChatGPT
È evidente che, dal punto di vista dell’offerta, Bard al momento non è molto diverso da ChatGPT: come il chatbot di OpenAI, infatti, è in grado sia di rispondere a domande puntuali, sia di risolvere richieste abbastanza complesse come, ad esempio, suggerire una ricetta sulla base degli ingredienti richiesti.
Detto ciò, le risposte di Bard sono decisamente più aggiornate, visto che le ultime informazioni risalgono al 2022 e non al 2021, come invece è per ChatGPT.
Ma lo scopo di Bard è molto più ampio: essendo Google il leader indiscusso della ricerca sul web, è molto probabile che il suo chatbot avrà lo scopo di migliorare le ricerche tradizionali, sintetizzando magari una risposta che riflette opinioni divergenti.
Come scrive sempre Sundar Pichai nel suo blog, ormai gli utenti non cercano più – o non solo – risposte rapide e legate a un argomento specifico, ma desiderano trovare sui motori di ricerca anche e soprattutto approfondimenti e consigli che li possano aiutare a svolgere nel modo più semplice possibile un’attività.
Gli utenti, quindi, non cercheranno “Quanti tasti ha un pianoforte” ma piuttosto “ È più facile imparare a suonare il pianoforte o la chitarra? Quanto dovrei esercitarmi per ognuno dei due?”
Ed è qui che dovrebbe entrare in campo Bard perché, grazie all’IA su cui è basato, è probabile che riuscirà a sintetizzare in pochissimo tempo una serie di risposte che riflettono punti di vista diversi e mostrano diverse opzioni.
I limiti di Bard
Come ChatGPT, anche Bard ha i suoi limiti, primo fra tutti proprio l’integrazione dell’AI con il motore di ricerca.
Il rischio di avere un sistema di IA collegato alla ricerca, infatti, può contribuire a diffondere fake news e contenuti poco attendibili, se non tenuto sotto controllo in modo opportuno.
Ed è capitato proprio durante una dimostrazione pubblica del chatbot, tenutasi qualche settimana fa: i programmatori hanno chiesto a Bard di spiegare a un bambino di 9 anni come funziona il telescopio spaziale James Webb Space Telescope (JWST), lanciato nel 2021.
Tra le risposte fornite dal chatbot, però, sono stati notati diversi errori: nella risposta si diceva che il JWST aveva scattato le prime foto in assoluto di un pianeta fuori dal sistema solare (esopianeta) e che queste foto erano state scattate nel 2004.
Peccato però che nel 2004 il JWST non esisteva ancora, visto che è stato lanciato nel 2021, e gli esopianeti, essendo corpi celesti molto distanti dalla Terra e non brillando di luce propria come le stelle, sono molto difficili da osservare direttamente.
Nonostante questo errore sia costato all’azienda una perdita del 7% in borsa, Google ha risposto alle critiche spiegando che Bard continuerà a essere rifinito nelle prossime settimane, sottoponendolo a un rigoroso processo di verifica.
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