Il 2017 è stato un anno fondamentale per la storia del digitale, in particolare al capitolo sicurezza. Da un lato, si sono conosciuti attacchi potentissimi (Wannacry, NotPetya) che hanno imposto il tema all’attenzione non solo degli addetti ai lavori, ma di tutta l’opinione pubblica mondiale. Da un altro lato, la scadenza per l’operatività del GDPR (25 maggio 2018) ha alimentato la diffusione di notizie e approfondimenti su come sarebbe cambiato il panorama normativo sulla gestione dei dati personali, e di rimando sui livelli di sicurezza da garantire agli utenti.
Inevitabilmente, le imprese hanno investito risorse economiche per adeguare il proprio bagaglio di cybersecurity agli stimoli di un mondo in evoluzione. E non hanno investito poco: l’Osservatorio Information Security e Privacy del Politecnico di Milano riporta come l’anno scorso il mercato delle soluzioni di information security in Italia abbia raggiunto un valore di 1,09 miliardi di euro (+12% rispetto al 2016). Un vero balzo in avanti rispetto al passato, quando la media di crescita del mercato nazionale era assestata tra il 4 e il 6%.
Un investimento sicuro: NAS Buffalo
Memorizzazione, backup, condivisione: le aziende lo fanno ogni giorno, e per una mole di dati sempre maggiore. Le esigenze più immediate sono due: farlo in modo semplice e in totale sicurezza. Le soluzioni offerte dai NAS Buffalo incontrano queste esigenze in vario modo.
Anzitutto, una delle caratteristiche da evidenziare riguarda la chiusura dei sistemi: nemmeno l’amministratore l’amministratore di sistema dispone di diritti root. In questo, i NAS Buffalo si distinguono dal grosso della concorrenza, i cui dispositivi consentono l’installazione di app di terze parti tramite unostore: questo, spesso, significa aprire potenziali canali di accesso a malware, spyware e altri virus. TeraStation (uno dei dispositivi prodotti da Buffalo) consente invece le connessioni solo ai servizi di rete disponibili, che possono essere ulteriormente limitati a quelli effettivamente necessari e utilizzati attraverso l’abilitazione (o la disabilitazione) per ciascuna porta LAN e per ciascun servizio.
Il tema sicurezza è attivo già dal momento della configurazione: Buffalo utilizza sempre per TeraStation configurazioni locali. Ciò significa che non occorre una connessione a internet per configurare il NAS o creare un account per utilizzare il dispositivo di gestione remota, evitando così di generare un nome utente e/o password, elementi passibili di attacchi.
A difesa di tempo e denaro
Certo: non li si difende da attacchi informatici, ma dal rischio di dissiparli. Sotto questo profilo, i NAS Buffalo (TeraStation e LinkStation) sono un valido aiuto per chi decida di utilizzarli. Impostati come soluzioni plug-and-play popolati, sono pronti all’uso in pochi minuti: si apre la confezione, si attacca la spina, si collegano alla rete e si accendono. E non c’è null’altro da fare, diversamente da quanto necessario con NAS non popolati, che chiedono procedure di installazione dei dischi e di configurazione lunghe fino a 40 ore.
Inoltre, il fatto di essere già popolati con unità HDD scelte appositamente e verificate in fabbrica evita all’utente di scegliere le unità disco rigido maggiormente compatibili configurare il sistema RAID. Tutti i componenti vengono da un unico fornitore, con la sicurezza che l’enclosure e le unità HDD siano perfettamente compatibili.
Il supporto al cliente
L’ottimo rapporto qualità/prezzo e il totale supporto ai clienti sono pilastri della filosofia aziendale Buffalo, e l’acquisto di tutti i componenti da un unico fornitore è funzionale alla collaborazione con un singolo referente in caso di problemi. Ciò velocizza infinitamente la loro risoluzione, e nel caso di Buffalo si caratterizza con un ventaglio decisamente ampio di opzioni a disposizione del cliente.
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