Dopo il primo articolo dedicato al significato di Intelligenza Artificiale, oggi parliamo di come è nata l’IA, chi è stato il suo scopritore e come siamo arrivati all’AI che conosciamo oggi.
Cibernetica e Intelligenza Artificiale: le differenze
Il percorso di scoperte e iniziative che hanno contribuito alla nascita dell’Intelligenza Artificiale inizia negli anni Quaranta del Novecento: in quel periodo, grazie al matematico e statistico statunitense Norbert Wiener, nacque la scienza della cibernetica.
La cibernetica è la scienza che studia il controllo automatico dei macchinari mediante strumenti elettronici e le possibili correlazioni con la struttura del sistema nervoso, del cervello e cerca di definire il rapporto tra i sistemi artificiali e biologici.
Insieme a Claude Shannon, Norbert Wiener formulò la teoria dell’informazione che analizza su base matematica le trasmissioni delle informazioni attraverso un canale fisico.
Quindi la cibernetica e l’IA attuale hanno in comune la logica binaria e il principio dell’interazione uomo-macchina su cui si basano.
Tuttavia, l’Intelligenza Artificiale si basa su programmi che modellano e imitano l’intelligenza e il comportamento umano, mentre la cibernetica è una scienza che si occupa dello studio di sistemi regolatori di natura meccanica, biologica, fisica o cognitiva ed elabora quindi informazioni, controllo del feedback e del processo decisionale.
Alan Turing e la nascita dell’IA
Storicamente viene identificato il 1950 come l’anno di nascita dell’Intelligenza Artificiale: il matematico e logico Alan Turing, infatti, scrisse in quell’anno il primo articolo legato al tema, il “Computing Machinery and Intelligence“.
In questo articolo, Turing elaborò un testper verificare se una macchina artificiale avesse le capacità di pensare e ragionare.
Il test prevedeva la presenza di una persona davanti a un terminale, con cui comunicava contemporaneamente sia con una persona sia con un computer: se il discorso prodotto dal computer era simile a quello creato dalla persona, ciò significava che la macchina aveva la capacità di sostenere un ragionamento.
Sei anni dopo a Dartmouth, negli USA, si svolse la prima conferenza legata al tema dell’AI, durante la quale si discusse anche delle reti neurali (ovvero quelle con struttura simile a quella umana), della teoria della creatività, dell’elaborazione del linguaggio naturale e nella teoria della computabilità (ovvero quella che ricerca l’esistenza o meno di metodi per risolvere i problemi).
Il primo “neuro computer” basato sull’idea delle reti neurali arrivò nel 1951 e sei anni dopo i ricercatori informatici Newell e Simon inventarono un modello inferenziale (basato sulla statistica) simile al ragionamento umano che permetteva di manipolare gli oggetti in una “stanza virtuale”.
I primi casi d’uso di Intelligenza Artificiale
Per descrivere le opportunità legate al mondo dell’intelligenza artificiale si fa largo uso del termine “caso d’uso”, ovvero attraverso la descrizione di una applicazione vera e propria dell’intelligenza artificiale si risolve un problema.
Il primo caso d’uso dell’Intelligenza Artificiale si può ricondurre al 1964, anno nel quale Joseph Weizenbaum creò Eliza, la prima macchina in grado di sostenere una conversazione con l’uomo in un linguaggio a lui naturalmente comprensibile, tramite l’ausilio delle sostituzioni e delle ricerche per corrispondenza nell’archivio.
Tuttavia, dopo un periodo di incertezza sull’AI legato allo scetticismo di alcuni sul fatto che le macchine potessero sostituire il lavoro umano o addirittura sopraffarlo, i sistemi informatici hanno subito un evoluzione nelle capacità di calcolo che ha permesso di concretizzare sempre di più l’obiettivo di costruire una macchina in grado di imitare l’uomo nel ragionamento.
Nel 1997, infatti, per la prima volta un computer fu in grado di battere il campione del gioco degli scacchi Garry Kasparov. Il supercomputer che ottenne questo risultato era di IBM e si chiamava Deep Blue.
Nel 2011 un altro computer di IBM – chiamato Watson come il fondatore di IBM – sconfisse i campioni del telequiz americano Jeopardy: il presentatore dava una descrizione della risposta e il concorrente che premeva per primo il pulsante doveva indicare a cosa si riferiva la definizione indicata.
La sfida di Jeopardy rappresentò una delle prime applicazioni dell’Intelligenza Artificiale in un contesto con il linguaggio umano, con tutte le sue sfumature, molto più onerosa per un computer rispetto alla sfida negli scacchi, dove ci sono delle regole definite.
Successivamente, l’evoluzione della tecnologia e dell’informatica ha portato ulteriori innovazioni nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale, tanto che oggi è protagonista di tantissimi sistemi che utilizziamo quotidianamente. Ma di questo, parleremo nel prossimo articolo.
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