QUEL CHE MANCA ALL’ITALIA DIGITALE
L’OSSERVATORIO DELLE COMPETENZE DIGITALI
FA IL PUNTO SULLE PROFESSIONI DELL’ICT
ITALIA DIGITALE:
COSA MANCA PER CRESCERE?
Diciamolo subito: lo sforzo c’è, ma non basta. Dobbiamo fare di più.
Perché sì, negli ultimi tre anni si sono contati 175mila annunci di lavoro nell’Ict, di cui 60mila solo l’anno scorso. Ma non basta. Non è la quantità che fa la differenza, ma la qualità.
E su questo fonte c’è ancora molto da fare.
Qualità, insomma. Per compiere, appunto, il cosiddetto «salto di qualità». Ma per farlo mancano tre elementi:
Una strategia di lungo periodo per coinvolgere aziende e sistema formativo
Una visione d’insieme per coordinare i diversi percorsi della trasformazione digitale
Le risorse necessarie ad adeguare al cambiamento la Pubblica Amministrazione
Non lo diciamo noi, ma la terza edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali (promosso da Miur e Agid condotto da Aica, Assinform, Assintel e Assinter Italia).
LO STATO DELL’ARTE
La domanda di professioni nell’Ict è in aumento. Ogni anno cresce in media del 26%, con i picchi che seguono:
Business Analyst e Big Data Specialist: + 90%
Specialisti in Cloud, cybersecurity, IoT, service development, service strategy, robotics, cognitive & artificial Intelligence: +56%
System Analyst: +30%
Web Developer: +60%
1. LO SCENARIO FUTURO
Sempre secondo l’osservatorio, nel triennio 2016-2018 si potrebbero creare 85mila nuovi posti di lavoro specializzati in Ict.
Ciò significa far crescere complessivamente l’occupazione del 3,5% ogni anno, fino a raggiungere le 624mila unità.
Per le posizioni proposte, il mercato richiede il 62% di laureati e il 38% di diplomati.
QUANTO SI GUADAGNA?
È un fatto: l’Ict paga.
Le retribuzioni nel 2016 sono generalmente cresciute, con punte del +5,7% per gli impiegati e i quadri e del +4,9% per i dirigenti.
Prendendo ad esempio la figura più diffusa (Analista Programmatore), la media della retribuzione annuale è di 31.357 euro lordi (impiegato) e di 48.509 euro (quadro).
2. IL DIGITALE RIGUARDA TUTTI
L’osservatorio su questo punto è chiaro: ogni professione ha uno Skill Digital Rate, cioè una quantità di competenze digitali. Ciò è indipendente dal tipo di mestiere che si vuole fare, e se ovviamente è richiesto qualora si volesse lavorare nell’Ict lo è comunque, anche se in misura minore, anche se si vuole fare – per dire – gli avvocati o i giornalisti. Nello specifico, lo Skill Digital Rate incide in ogni professione con questi numeri:
professione ICT: 68% media
ambiti IoT, mobile, cloud: 80%
servizi e commercio: 55%
professioni stimolate dai processi di Industry 4.0: 64%
Nell’ambito della Pubblica Amministrazione, poi, l’85% di esse ha bisogno di competenze digitali per gestire la digitalizzazione dei servizi a cittadini e imprese (si pensi a cose come Spid, PagoPA, Fascicolo Sanitario Elettronico). Ma il blocco delle assunzioni non consente di assumere persone che abbiamo quelle competenze; quanto a chi è già assunto, non si riesce a cambiargli mansione e a spostarlo su temi digitali.
ALLORA COS’È CHE NON FUNZIONA?
In primo luogo, il sistema formativo: nelle specializzazioni Ict ci sono troppi diplomati (l’eccesso è di circa 8400 unità) e troppo pochi laureati (deficit di 4400 unità). E se da un lato è vero che ci sono sempre più immatricolati nelle facoltà a base informatica (26mila nell’anno accademico 2016/2017, +11% rispetto al precedente), da un altro lato è tristemente alto il tasso di abbandono, soprattutto nelle lauree triennali: +60%.
Un altro punto critico riguarda le competenze. I percorsi universitari aprono a big data, data science, cybersecurity. Trascurano invece un settore ricco di prospettive: il Cloud.
QUALI SONO LE PROFESSIONI DEL FUTURO?
Secondo l’osservatorio, i profili più promettenti sono questi:
Change Manager
Agile Coach
Technology Innovation Manager
Chief Digital Officer
IT Process & Tools Architect
Si tratta di profili necessari governare i cambiamenti imposti da Big Data, Cloud, Mobile, Social, IoT e Security.
Per queste figure sono richieste competenze tecnologiche e attitudini preziose: leadership, intelligenza emotiva, pensiero creativo e gestione del cambiamento.