Siamo giunti nell’era dell’eXtended Reality (XR), ovvero la Realtà Estesa. Difficile non pensarlo, considerando le applicazioni pratiche e diffuse che si stanno concretizzando. Una delle più interessanti vede protagoniste l’Università degli Studi dell’Insubria e l’Università di Bologna: hanno sviluppato il primo Digital Twin che riproduce un docente al 100%. Si tratta del professor Davide Tosi, titolare dell’Insegnamento di Big Data e delegato della rettrice all’Intelligenza artificiale, che dalla scorsa estate può contare sul primo Avatar 3D dell’Insubria con le sue fattezze. A realizzarlo, oltre allo stesso Tosi, è stato un team di ricercatori coordinato da Gustavo Marfia, docente e fondatore del VARLab (Virtual and Augmented Reality Lab), laboratorio dedicato alla progettazione, costruzione e valutazione di ambienti distribuiti e immersivi dell’Ateneo emiliano.
Le potenzialità del eXtended Reality per l’Europa
eXtended Reality sta diventando sempre più realistica e, insieme alle maggiori possibilità di utilizzo di diverse applicazioni, ne sta aumentando l’adozione. L’Europa è attiva sul fronte applicativo e il mercato della XR supporta numerose Pmi che sviluppano software e hardware di alta qualità. Circa il 90% di tutte le aziende che lavorano sulla XR in Europa sono Piccole e medie imprese. «Esse stanno creando posti di lavoro e promuovendo le competenze necessarie per realizzare il potenziale della XR in Europa e hanno bisogno del nostro sostegno», fa sapere la Commissione Europea. Entro l’anno in corso, XR creerà da 1,2 a 2,4 milioni di nuovi posti di lavoro in Europa, di cui 800mila diretti. Inoltre, si prevede che il mercato europeo XR crescerà tra i 35 e i 65 miliardi di euro sempre entro il 2025, stima la stessa Commissione UE.
Come spiega Marfia:
«Stiamo vivendo un momento storico particolare, in cui siamo un po’ tutti consci di quanto sta accadendo lato AI. Forse, non siamo pienamente consapevoli di quanto accade riguardo alla realtà estesa, ossia il collettore che tiene insieme un po’ tutti i diversi ambiti, spaziando dal totalmente reale al 100% virtuale, con tutte le gradazioni possibili. Essa include anche le tecnologie che rendono possibile un paradigma di realtà estesa, dall’AI all’IoT. Quanto visualizzato in XR è solo la punta dell’iceberg, sotto cui si celano tutte le soluzioni tecnologiche che rendono possibile il risultato visibile e percepibile anche attraverso tutti i sensi: vista, quindi, ma anche tatto, udito, persino l’olfatto».
È esemplare e famoso, a tal proposito, il cult-movie Matrix, che mette al centro una realtà virtuale sì, ma così credibile e immersiva da poter essere vissuta e sperimentata con tutti i cinque sensi.
VARLab: laboratorio di sperimentazione e sviluppo del mondo virtuale
Uno dei centri di ricerca più autorevoli in Italia in materia di eXtended Reality è VARLab. Si tratta di un laboratorio nato a valle di finanziamenti risalenti al 2017, ma avviato più tardi a causa delle vicissitudini legate al Covid.

«In VARLab ci dedichiamo al tema della realtà estesa, lavorando molto su realtà virtuale e aumentata, contando sull’adozione dell’intelligenza artificiale nelle varie forme – racconta Marfia –. Ci focalizziamo su diversi temi, avendo però un approccio metodologico che cerca di comprendere come XR possa essere utilizzata in vari campi».
L’esempio applicativo che vede coinvolto il team è una collaborazione in Canada dove proprio nei giorni scorsi è stata impiegata la realtà mista per implementare un sistema di training finalizzato a una specifica operazione neuro-chirurgica, svolta da un’equipe medica dell’Unità operativa complessa di Neurochirurgia dell’ospedale Bellaria di Bologna.
La necessità di sviluppare competenze
Il training è un tema importante, per VARLab al pari della sfera educational. «Pochi giorni fa abbiamo inaugurato UPRAISE – Virtual Worlds Innovation Masters, progetto europeo da 16 milioni coordinato dall’Università di Bologna e che conta 35 partner». Obiettivo del progetto quadriennale (dal 2025 al 2029) è creare un ecosistema condiviso per i mondi virtuali e le tecnologie immersive, la risposta coordinata dell’Europa alla crescente esigenza di competenze in eXtended Reality, Digital Twin e altre tecnologie immersive che fondono il mondo fisico e quello digitale. Entro il 2029, UPRAISE mira a rendere le competenze e l’istruzione nei mondi virtuali interoperabili, inclusive e accessibili a tutti gli studenti in tutto il continente europeo. «Coinvolge istituzioni europee di alta formazione, università e aziende che meditano l’impiego di queste tecnologie per l’istruzione dei lavoratori in azienda», illustra Marfia.
È tempo di eXtended Reality
I tempi per lo sviluppo della eXtended Reality sono maturi. «Oggi possiamo contare su un ampio reperimento di tecnologia grazie ai costi sempre più ridotti. Per capire: un visore VR/MR ha un costo di 500 euro circa, notevolmente inferiore a quello negli anni Novanta. La possibilità di reperimento a prezzi abbordabili favorisce l’impiego», specifica il docente ed esperto.
Per quanto invece riguarda le verticali, sono tecnologie oramai assodate su cui si lavora tra altro in collegamento con appunto l’intelligenza artificiale la IoT sistemi digital twin sia in campo industriale a largo spettro, per la progettazione di grandi siti industriali, per piattaforme petrolifere, ma anche in avionica, spaziando dalla difesa al medicale per quanto riguarda il training del personale.
Così si è arrivati a creare l’avatar del docente universitario, frutto di una collaborazione e di condivisione di competenze. «Si è partiti lavorando con Generative AI, per la costruzione di uno spazio 3D. Si è poi proceduto alla scansione fisica del docente, la scansione 3D della sua figura, l’animazione e la clonazione della sua voce. La finalità è creare avatar intelligenti e certificati quali interfacce del futuro». La finalità, spiega lo stesso coordinatore VARLab, non è la sostituzione della persona, ma il suo potenziamento, venendo in aiuto del docente, impiegando AI generativa controllata, anche nello scambio di informazioni, utilizzato per favorire un miglioramento dei contenuti».
Le possibilità di utilizzo degli avatar intelligenti
Dal training didattico a livello accademico a quello industriale, le possibilità di impiego dell’eXtended Reality sono varie e già contemplate. «Già oggi abbiamo fondato lo spin-off Effingo che da un paio di anni costruisce competenze sull’utilizzo degli avatar 2D e 3D in contesti industriali, di marketing e di e-commerce, puntando anche allo sviluppo di avatar verticali che siano di ausilio per determinati processi», specifica lo stesso docente e coordinatore di VARLab.
L’idea è sfruttare, tra l’altro, il know-how delle risorse umane in azienda, digitalizzando le loro competenze e aprendo a opportunità di interesse anche allo stesso dipendente. «Potrebbe sorgere la possibilità, per un lavoratore, che tramite il proprio avatar venga data la possibilità di andare oltre l’orario lavorativo. Aumentando la produttività, fornisce un valore aggiunto all’azienda che potrà remunerare lo stesso dipendente per questa “disponibilità virtuale”».
C’è poi anche un altro elemento di interesse dell’impiego dell’eXtended Reality in azienda: aumentare la sicurezza sul lavoro. «La realtà estesa può aiutare nella simulazione di scenari pratici per testare una situazione di potenziale pericolo. La simulazione virtuale, anche tramite un gemello digitale, può testare una situazione pericolosa prima in digitale e solo successivamente andare sul campo. In ambito digitale è possibile inserire dei controllori per individuare un errore, creando la consapevolezza al lavoratore che anche una piccola svista può poi provocare un problema».
Le potenzialità future
In futuro quali sono gli scenari che si possono prefigurare già oggi? «Gli scenari dipendono molto da due fattori: l’evoluzione tecnologica dei visori e la capacità di integrazione con le piattaforme tecnologiche esistenti. In ogni caso, è bene che l’Europa consideri con attenzione queste tecnologie, gli sviluppi futuri, promuovendo le realtà creatrici, creando così solide basi perché possa essere un attore competitivo a livello internazionale, e non ridursi a utente finale», conclude Marfia.

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