La Generative AI per l’Unione Europea è strategica per conservare e accrescere il proprio ruolo nello scacchiere mondiale. L’UE mantiene una posizione di forza nell’ambito della GenAI, in particolare nella ricerca e nell’innovazione. Si colloca al secondo posto a livello mondiale in termini di pubblicazioni accademiche sull’intelligenza artificiale generativa, evidenziando un solido ambiente di ricerca. Tuttavia, il peso specifico dell’UE è dietro a Cina e USA, anche solo in termini di attori impegnati.
È bene crescere e molto, perché la GenAI non è semplicemente un progresso tecnologico, “ma rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui le tecnologie digitali si intersecano e plasmano la nostra società e l’economia”. A rilevarlo è il Generative AI Outlook Report, realizzato dal Joint Research Center (JRC) della Commissione Europea e da poco pubblicato.
L’impATTO della INTELLIGENZA ARTIFICIALE GENERATIVA
Il report chiarisce subito l’impatto della intelligenza artificiale generativa, definita una tecnologia disruptive grazie alla sua capacità di produrre contenuti di tipo umano su una scala senza precedenti. In quanto tale, offre molteplici opportunità di progresso in diversi settori, tra cui sanità, istruzione, scienza e industrie creative. JRC non manca di segnalare che la stessa GenAI
“presenta anche sfide significative, tra cui la possibilità di amplificare disinformazione, pregiudizi, interruzioni del lavoro e problemi di privacy”.
A livello di attività produttive, GenAI, soprattutto nel suo ruolo di componente dell’emergente Agentic AI, trasformerà il settore manifatturiero (automotive, elettronica, beni di consumo ecc.), abilitando linee di produzione intelligenti.
Il ruolo della Generative AI per l’Unione Europea
Detto questo, JRC evidenzia il ruolo della Generative AI per l’Unione Europea. Essa rappresenta un progresso tecnologico fondamentale, con il potenziale di stimolare la crescita economica e l’innovazione in diversi settori, tutelando al contempo i diritti dei cittadini e delle imprese dell’UE. Per i responsabili politici dell’UE, GenAI è uno strumento strategico legato alla sovranità digitale e alla competitività. Guidando lo sviluppo e l’implementazione di GenAI, l’UE può affermare la propria posizione di leader tecnologico globale, influenzando gli standard e le norme internazionali che regolano le tecnologie, i modelli e i sistemi di intelligenza artificiale. Ciò è particolarmente importante in settori come la sanità, la robotica e le tecnologie assistive, dove GenAI può apportare trasformazioni significative. Essa è in grado di trasformare l’industria e il settore pubblico, compresi sanità, istruzione e pubblica amministrazione.
GenAI ha il potenziale per avere un impatto sociale ed economico significativo nell’UE, ma è necessario un approccio politico completo e articolato per affrontare le sfide e le opportunità, “garantendo al contempo che gli sviluppi tecnologici siano pienamente allineati con i valori democratici e il quadro giuridico dell’UE”.
Tuttavia, non va dimenticata la crescente domanda di energia e la necessità di cybersecurity, le due sfide forse più critiche che lo sviluppo di modelli di GenAI dovrà affrontare nel prossimo futuro. Studiare l’efficienza energetica dell’intelligenza artificiale, in particolare attraverso lo sviluppo di modelli più piccoli e l’utilizzo di hardware specializzato, è essenziale per affrontare queste problematiche.
ATTORI E ATTIVITA’ GEN AI: confronto globale e peso dell’ue
Per comprendere il ruolo della Generative AI per l’Unione Europea, il report JRC riporta i dati delle attività specifiche a livello globale. Esse rappresentano una porzione significativa sempre più dell’ecosistema digitale, con oltre 72mila attori impegnati in più di 149mila attività.
Si riferiscono a pubblicazioni di ricerca, innovazione (brevetti) e attività commerciali e di investimento. Gli attori della Generative AI sono suddivisi tra attività commerciali (37%), innovazione (33%) e ricerca (31%).
A livello globale, la Cina domina, col 60% di attori, seguita a distanza dagli Stati Uniti (11%) e dall’UE (7%).
Le attività di ricerca e innovazione dell’UE inerenti all’intelligenza artificiale generativa hanno accelerato negli ultimi anni, crescendo a un tasso medio del 32% all’anno tra il 2019 e il 2021. I brevetti GenAI sono cresciuti esponenzialmente nell’ultimo decennio, arrivando a contarne oltre 120mila depositati entro il 2024. Tuttavia, quelli depositati nell’UE rappresentano ancora solo il 2% dei brevetti globali. La posizione dell’Unione Europea nell’innovazione è inferiore a quella della Corea del Sud e degli Stati Uniti, che hanno depositato rispettivamente il 7% e il 6% dei brevetti globali.
Focalizzandosi sull’UE, il 33% degli operatori impegnati in attività brevettuali si trova in Germania, seguita da Francia (12%), Paesi Bassi e Spagna (9%). L’Italia si colloca in settima posizione.
Il ruolo dei supercomputer
Le esigenze computazionali di GenAI richiedono infrastrutture avanzate in grado di supportare l’addestramento e l’implementazione di modelli di intelligenza artificial. Il successo di GenAI si basa sulla disponibilità di hardware potente, come GPU e TPU, che facilitano i calcoli intensivi necessari per l’addestramento dei modelli. L’espansione e l’ottimizzazione delle infrastrutture dei data center sono quindi essenziali per supportare la crescita di intelligenza artificiale generativa. Da qui, si evidenzia l’importanza dei supercomputer. Anche in questo caso l’importanza della Generative AI per l’Unione Europea si può considerare anche nel peso specifico che gli HPC hanno nei vari Paesi. Stando all’elenco dei 500 migliori supercomputer di intelligenza artificiale, l’UE ne ospita circa 50, mentre gli Stati Uniti ne ospitano 134 e la Cina poco più di 200. Complessivamente, rappresentano l’80% del totale. Tuttavia, gli Stati Uniti dominano in termini di prestazioni computazionali con supercomputer di recente installazione. Tra questi, il solo xAI Colossus incorpora fino a 200mia chip AI, un numero ben superiore a quella dell’intera UE (che ne conta 122mila). Quindi, sottolinea JRC, se l’UE vuole ridurre il divario nelle prestazioni computazionali rispetto a Stati Uniti e Cina, saranno necessari investimenti significativi.
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