Autopilot è una serie di processi automatici che permette di velocizzare e semplificare drasticamente le fasi di preparazione di uno o più PC aziendali, sfruttando il cloud e azzerando i problemi e le spese della logistica.
Detta così, sembra che Autopilot sia una funzionalità legata soprattutto all’ambiente Enterprise, ma in realtà, una volta messo a punto il workflow, la funzionalità legata a Windows 10 e Windows 11 è applicabile anche a piccole realtà: a conti fatti, non cambia nulla nell’operatività sia che si tratti di qualche centinaio di PC sia di qualche semplice unità.
Ma per capire meglio che cosa è e come funziona Autopilot, facciamo un passo indietro.
La postazione classica
Nell’idea classica, il responsabile IT di una azienda contatta il rivenditore per un ordine di PC, la cui quantità può essere variabile.
Poi il rivenditore consegna i PC al manager, il quale si occupa a sua volta prima dell’installazione e della relativa profilazione (in base agli utenti a cui sono destinati), e poi dell’invio agli interessati.
Anche se la pratica sembra diffusa, ci sono comunque diversi problemi e ampi margini di miglioramento sfruttando tecnologie oggi del tutto comuni.
Uno dei problemi riguarda, ad esempio, il fatto che la preparazione manuale necessita del tempo e altro tempo è speso attorno alla logistica (che è doppia, una volta verso l’IT, la seconda verso l’utente), senza contare l’errore umano e le spese per l’impegno delle persone.
CHE cos’è WINDOWS autopilot?
Ogni computer ha diversi elementi caratteristici che lo distinguono da tutti gli altri, come ad esempio il PKID (l’identificativo dato dal Product Key) o l’Hash ID hardware, unitamente ai dati del log-in dell’utente: da qui si capisce che ogni computer può essere tracciato, catalogato e localizzato se connesso a internet.
Autopilot è quindi sostanzialmente un grande database che contiene da una parte l’identificativo hardware dato dalla casa produttrice (che comunica i dati all’IT manager) e dall’altra la natura degli utenti che useranno questi PC.
Grazie a software come InTune, incluso in Microsoft 365 Business Premium, un IT può gestire facilmente questo database associando all’utente un profilo di App, preferenze, setup e altro, in completa autonomia, senza sapere dov’è il computer e ovviamente senza doverlo avere sottomano.
Grazie ad Autopilot i computer nuovi possono transitare dal distributore all’utente finale direttamente, sia che questo si trovi in ufficio o a casa.
Una volta a destinazione, l’utente deve solo collegare il PC alla rete (anche privata) durante la configurazione iniziale e inserire il proprio ID e Password, identificandosi: a quel punto il PC si collega ad Azure e, grazie al PKID che lo instrada sul giusto database, riceve in automatico le istruzioni e i download di cui necessita, esegue tutte le operazioni programmate, si riavvia… ed è pronto.
Il database va ovviamente popolato di istruzioni, con uno sforzo di tempo umano infinitamente inferiore a quello del setup manuale, anche considerando che usando Autopilot il tempo impiegato a configurare un singolo PC è identico a quello per 100 o 1.000 PC, oltre al fatto che i profili una volta creati si possono riutilizzare.
Quali sono i vantaggi?
I vantaggi sono zero attese, nessun rischio di errore umano, un enorme risparmio in logistica e maggiore attenzione all’aspetto igienico-sanitario, dato che nessun computer viene toccato: fuori dalla fabbrica arriva direttamente all’utente finale.
I dati dicono che per un ordine di 500 PC il risparmio è di 1,8 settimane di lavoro per un lavoratore IT e un risparmio concreto sino al 90% rispetto a una consegna tradizionale.
cosa serve PER ATTIVARLO?
Per attivare Autopilot serve prima di tutto un servizio cloud Microsoft che gestisca e strutturi tutti gli utenti, i dispositivi, le condivisioni file e i diritti di accesso all’interno della rete aziendale, come ad esempio Azure Active Directory (AAD), che per i clienti più piccoli può essere eventualmente a carico del rivenditore.
Un software MDM per la gestione dei dispositivi come InTune (ma funziona anche con software di terze parti) per gestire i dispositivi finali come PC, tablet, smartphone.
Affinché ogni singolo dispositivo sia chiaramente identificato, deve essere registrato su Azure e nell’ID tenant specifico (numero cliente di Azure) come quello che abbiamo nel dominio Active Directory locale.
Infine, per la registrazione è necessario il PKID (ID codice Product Key) o l’Hash ID hardware, generalmente forniti dal produttore o dal distributore in base agli accordi.
L’ARTICOLO È STATO REDATTO INSIEME A MATTEO DISCARDI, COMMERCIAL FIELD TRAINER DI MICROSOFT
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