A che punto siamo in Italia su 5G e smart city? Entrambi hanno più di un nesso con l’Internet of Things. Le nuove reti 5G stanno dando il via ad applicazioni IoT trasformative per molti settori con numerosi casi d’uso IoT innovativi. Se l’Internet delle Cose risulta in crescita, con un numero di dispositivi connessi destinato ad aumentare da 700 milioni a 3,2 miliardi entro il 2023, uno dei più importanti fattori che contribuiscono a questo aumento è collegato proprio allo sviluppo delle reti 5G. L’IoT è un elemento imprescindibile per le smart cities. Esse utilizzano dispositivi IoT come sensori, luci e contatori connessi per raccogliere e analizzare i dati. Le città intelligenti utilizzano poi questi dati per migliorare le infrastrutture, i servizi pubblici e altro ancora.
Detto questo, qual è la situazione vissuta in Italia sui due fronti? Nel caso del 5G, si assiste a un lento sviluppo nel nostro Paese. A fine 2021 risulta tra gli ultimi paesi in Europa, considerando la sola copertura copertura 5G Non Stand Alone, ovvero quella che ha bisogno di essere sempre e comunque collegata alla rete 4G. È quanto mette in luce la ricerca dell’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano. Dall’analisi emerge, inoltre, che nel nostro Paese si registra uno sviluppo di progetti molto lento, malgrado si registri un elevato livello di copertura della rete su tutto il territorio.
Per quanto riguarda, invece, le “città intelligenti”, il panorama italiano mostra luci e ombre. Da quanto emerso nella recente tavola rotonda “Smart Cities, a che punto siamo nel percorso verso città a prova di futuro” realizzato nell’ambito di Futur#Lab, progetto promosso da I-Com (Istituto per la Competività) e WINDTRE, accanto a un quadro complessivo positivo riguardo allo sviluppo delle smart city, soprattutto se si guarda alle grandi città del settentrione, le ombre riguardano scarsità di competenze e la gestione contabile dei progetti di sviluppo.
IoT, 5G e smart city: a che punto sono le città intelligenti in Italia
C’è un nesso tra IoT, 5G e smart city: secondo un’analisi di DLA Piper, si evidenzia come l’applicazione del 5G con il più elevato potenziale di crescita lo si ha proprio nelle smart cities (22%) e nell’Internet of Things (16%).
È bene sottolinearlo, specie considerando la situazione in atto in Italia su 5G e smart city. Nella tavola rotonda organizzata da I-COM è emerso il valore basilare delle reti TLC nello sviluppo delle città intelligenti: un ruolo preponderante è svolto dal 5G. Come rileva lo studio GSMA “Mobile Economy Report 2022”, le reti 5G porteranno un contributo all’economia mondiale di circa 960 miliardi di dollari da qui al 2030.
Detto questo, in occasione dell’appuntamento I-COM si è analizzato il livello di innovazione in città metropolitane e capoluoghi. Da quanto si evidenzia è un Italia divisa in due parti: al Nord Italia si registra la prevalenza di servizi offerti di livello avanzato, mentre al Sud Italia e isole il numero di servizi di livello intermedio o elevato è molto più basso, talvolta addirittura nullo.
Se lo sviluppo complessivo delle città intelligenti in Italia è a buon punto, ed è l’elemento positivo, ci sono anche criticità evidenti. La prima è legata all’adozione di tecnologie innovative per la amministrazione pubblica (tra cui il passaggio al cloud): spesso ricade nella spesa corrente ed è soggetta a vincoli. Un altro elemento ancora più critico è costituito dalla scarsità di competenze. È necessario immettere nelle PA anche locali nuovo personale, anagraficamente più giovane e in possesso di expertise diverse e più specializzate rispetto a quelle esistenti.
5G in Italia: un mercato a due facce
Abbiamo segnalato la rilevanza del 5G per le smart city. A proposito del livello di sviluppo dello standard in Italia, la ricerca dell’Osservatorio 5G & Beyond ha messo in rilievo come, in generale, ci sia stato un fermento positivo negli ultimi 12 mesi per quanto riguarda lo sviluppo della quinta generazione delle tecnologie per telefonia mobile e cellulare. Tuttavia, la situazione del suo effettivo sviluppo in Italia mostra un quadro a tinte contrastanti. Se, come riportano le analisi DESI 2022 e GSMA Intelligence, il 5G nel Belpaese copre tra il 96% il 99,7% della popolazione, portando il nostro a essere il Paese con la maggiore copertura 5G in Europa (la cui media è del 65,8%). Tuttavia, il dato considera la copertura ottenuta con il cosiddetto Dynamic Spectrum Sharing, che consente ad un operatore telefonico di sfruttare lo spettro di frequenze del 4G. Ecco che, considerando solo la copertura 5G Non Stand Alone, l’Italia a fine 2021 risulta tra gli ultimi paesi in Europa, con un valore pari al 7,3%.
Come risulta dal rapporto:
“L’Italia, nonostante un alto livello di copertura della rete su tutto il territorio, anche se ancora in DSS, vede uno sviluppo di progetti molto lento. Le prospettive, però, sono buone. Entro il 2025 il mercato industriale potrà valere 40 milioni di euro nel caso in cui la quinta generazione di reti mobili sarà utilizzata solo per test tecnologici e parziale re-ingegnerizzazione di processi. Se invece si lavorerà nella giusta direzione in modo che l’offerta si strutturi, e che il 5G diventi lo standard per la connettività industriale e nel mondo business, il mercato potrà valere 200 milioni di euro. In questo secondo caso si raggiungerà un valore con una curva di crescita in linea con i primi anni di innovazioni diventate poi pervasive nel mondo business, come l’Internet of Things o il Cloud”.
Il nesso tra 5G e smart city lo ha messo in luce il responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond, Giovanni Miragliotta:
“per guidare il mercato del 5G verso lo scenario più ottimistico, un ruolo fondamentale è quello dei grandi progetti sistemici, pubblici o misti pubblico-privato: la transizione verso il 5G di comparti come forze di polizia, reti ferroviarie, utilities, smart cities può creare massa critica, standardizzare l’offerta, chiarire i meccanismi di valore e accelerare la transizione da un mercato di sperimentazioni ad un mercato di applicazioni”.
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